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"Lo chiamava Rock & roll", il film si gira nelle Marche

Si tratta di un progetto cinematografico ambizioso che ha come obiettivo principale quello di raccontare il mondo delle diverse abilità, con il sorriso

Riflettori puntati sul regista Saverio Smeriglio e sulla sua prossima opera “Lo chiamava rock & roll”. Si tratta di un progetto cinematografico ambizioso che ha come obiettivo principale quello di raccontare il mondo delle diverse abilità, con il sorriso. Una commedia d’autore prodotta da Imago Animae, società indipendente marchigiana la cui missione è quella di dare vita e forma a progetti creativi che abbiano alle spalle una profonda urgenza comunicativa, con una particolare attenzione all’opportunità di trasmettere messaggi sociali rilevanti che supportino – appunto – il mondo delle diverse abilità con un punto di vista differente.L’iniziativa – che tutti possono sostenere con una raccolta fondi dal sito  www.produzionidalbasso.com/project/lo-chiamava-rock-roll/ – ha già il patrocinio di importanti realtà nazionali come il Comitato italiano paralimpico, la Federazione ciclistica italiana, l’ ANMIL (Associazione Nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) e l’ AISA (Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche). La necessità del regista Smeriglio di sviluppare un soggetto e trasformarlo in sceneggiatura prende spunto dalla sua amicizia con Federico Villa, un ragazzo costretto sulla sedia a rotelle perché affetto da una grave malattia degenerativa, l’Atassia di Friedreich. Federico, dopo aver ispirato l’amico Saverio Smeriglio, sarà anche attore coprotagonista del film e interpreterà se stesso. Insieme a lui, l’attore emiliano e noto personaggio televisivo, Andrea Montovoli.Dalla sceneggiatura prenderanno il via le riprese nel 2022 e nascerà questo lungometraggio sulla grande amicizia di una strana coppia: Federico, appunto, e Mauro (interpretato da Montovoli), un surfista rimasto invalido a seguito di un grave incidente. Mauro, si trova a fare i conti con una nuova normalità, metterà in discussione tutta la sua vita e le sue priorità e l’occasione per questa riflessione è rappresentata dall’incontro con Federico che, seppur affetto da una grave malattia degenerativa, dimostrerà nella quotidianità che lo spirito, l’ironia e la volontà possono essere più forti della forza fisica e che questa può essere incrementata e spinta al limite dalla volontà stessa. E lo sport diventa elemento di congiunzione, il linguaggio che avvicina i due protagonisti, inizialmente distanti, e rappresenterà la chiave della loro rinascita.

«I due protagonisti, seppur molto diversi, si troveranno ad affrontare i propri fantasmi attraverso un viaggio, passando per momenti drammatici ma anche divertenti» così il regista Saverio Smeriglio.Una storia originale, che farà riflettere su ciò che comunemente viene considerato “normale”, che sovverte gli schemi tradizionali e rende protagonisti gli ultimi, i malati, i diversi, in una chiave davvero nuova che stimola una riflessione profonda. In questi giorni gli attori, ospiti del Seebay Hotel della Riviera del Conero, sono nelle Marche insieme al regista per giornate di prove sulla sceneggiatura e sopralluoghi in alcune location, ancora in corso di definizione. A tal proposito, le Marche sono state fortemente volute dalla produzione “Imago Animae”, che vede tra i fondatori il montecosarese Roberto Acquaroli e il senigalliese Vincenzo Capozzi. Una terra di contrasti, caratterizzata per la bellezza dei paesaggi e per il suo fascino aspro, e segnata, come i protagonisti della vicenda, da ferite di cui ancora oggi mostra i segni evidenti nei borghi puntellati dopo il terremoto. »Le Marche sono la mia terra – commenta il regista Saverio Smeriglio – e questo film sarà anche l’occasione di promuoverle e valorizzarle, non seguendo i canali delle località già note, ma scegliendo i paesi più nascosti, le campagne incolte e le strade meno battute, che accompagneranno la vicenda dei due protagonisti, facendosi parte integrante della loro storia e delle loro emozioni».

Sul titolo scelto per il lungometraggio - “Lo chiamava rock & roll”, Federico Villa dichiara: «è ispirato alla mia filosofia di vita, un inno al non fermarsi mai, a trovare sempre una nuova strada da percorrere, a volte su una sedia a rotella, a volte zoppicando, ma senza mai perdere la speranza e l’amore per la vita». «La sceneggiatura di “Lo chiamava Rock & roll” – prosegue Andrea Montovoli – mi ha emozionato e mi ha subito entusiasmato il ruolo che mi è stato proposto da Saverio. Penso sia una sceneggiatura potente, tratta da una storia vera. Scritta con il cuore».

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