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Il momento esatto in cui si diventa adulti: esce "24 dicembre" di Cristiano Carriero

Esiste un momento esatto in cui si diventa adulti? C’è un evento catartico che lo può determinare? Quattro amici, poco più che diciottenni, durante la prima vigilia di Natale del nuovo millennio decidono di farsi una promessa

Esiste un momento esatto in cui si diventa adulti? C’è un evento catartico che lo può determinare? Quattro amici, poco più che diciottenni, durante la prima vigilia di Natale del nuovo millennio decidono di farsi una promessa: ritrovarsi nello stesso posto, il 24 dicembre di vent’anni dopo. Inizia da qui “24Dicembre” di Cristiano Carriero, pubblicato da Les Flâneurs Edizioni. Carriero di origini pugliesi, ma marchigiano di adozione, scrive il suo primo romanzo generazionale, un fotografia degli schemi sociali in cui sono cresciuti i 40enni di oggi. L’autore, esperto in comunicazione, per Hoepli cura una collana dedicata, vive a Jesi dove ha fondato La Content Academy, collabora con Graziano Giacani e Premiata Fonderia nell'organizzazione di eventi culturali e di comunicazione come il Brand Festival e ha ideato “Book club” con Luca Conti per promuovere la lettura. Tra le sue passioni c’è il calcio: è arbitro della sezione di Jesi e membro del consiglio direttivo. «Ho scritto un romanzo di formazione e frustrazione per ciò che non è accaduto in un tempo così lungo, dedicato ad una città che sa identificarsi nel rito dell’attesa, di cui la Vigilia di Natale rappresenta l’espressione più alta, come poche, forse nessuna al mondo. È una storia che rimette in discussione il ministero della famiglia, i legami di sangue, la maternità e la fratellanza. Alla ricerca del momento esatto in cui si diventa adulti, anche se spesso non basta diventare padri, e nemmeno smettere di essere figli. Un intreccio di destini raccontato ad un’unica destinataria: la figlia Amaranta. Chi parte, chi resta, chi ritorna nella propria città. È, soprattutto, la storia di una generazione destinata a riportare tutto a casa», racconta Carriero.

«24vDicembre” è una storia ambientata a Bari e che si legge bene in qualunque altra città- prosegue l'autore-Scorrendo le pagine ci si imbatte in temi forti: la famiglia, non solo quella di sangue, ma quella allargata fatta degli affetti, delle presenze, degli amici; il poliamore; la fratellanza; l’attaccamento alla propria terra, alle proprie origini; la consapevolezza del lavoro e del dover lottare per trovare il proprio posto nel mondo e nella società. Ci sono quindi la storia dell’anarchico Sandro; quella di Giovanni, detto Monciccì, destinato a fare il dottore come il padre che vede due volte all’anno; quella di Francesco chiamato Fra. E quella di Ernesto, il protagonista, che suona sulle navi da crociera e vive per anni senza mai conoscere l’inverno.  Nel mezzo una lunga lettera che Ernesto scrive a sua figlia rivelandole chi sono stati e cosa sono diventati lui e i suoi amici, gli amori, i tradimenti, le promesse non mantenute, le leggende sulla loro città, le attese, i viaggi, gli anni dell’infanzia, della giovinezza e dell’età adulta. L’amore per Alice, che vuole sentirsi donna prima ancora che madre. Ogni capitolo è segnato da un brano musicale scelto dall’autore per accompagnare la sua scrittura e richiamare le emozioni che quella musica e quel testo portavano con sé. Una scelta stilistica legata anche alla necessità di aiutare il lettore nell’orientarsi nei flashback del romanzo. La musica segue il protagonista nel suo percorso e lo stesso romanzo arriva al pubblico accompagnato da un componimento originale e inedito del musicista e compositore barese Fabrizio D’Elia che dal 2015 vive a Parigi. 24 Dicembre è il racconto di una provincia italiana e degli schemi sociali in cui sono cresciuti i 40enni di oggi, di chi vive alla periferia dei grandi centri e deve andar via per poi ogni tanto tornare, “salire al Nord” per poi “scendere” e poi di nuovo “salire».  E alla fine scoprire che: «Non è una questione di dove vai, ma di chi scegli di diventare. E siamo tornati tutti, perché questa città non solo non ha colpe, ma ha il merito di averci aspettati».

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