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Da Ancona agli Stati Uniti, lo chef batterista che ha stregato Bastianich

Boston, New York e il successo nel resto degli States. Storia di un’idea vincente sviluppata ai tempi del coronavirus, partita da Ancona e da una batteria

E’ partito per gli Stati Uniti nel 2007, con in valigia una borsa di studio dell’Umbria Jazz, il pass per entrare al Berklee College of Music di Boston e il sogno di diventare un musicista. E’ tornato ad Ancona (ma solo per un periodo di vacanza) dopo aver lanciato oltreoceano la sua idea di food entertainment: classi di cucina dove appassionati americani, ma soprattutto impiegati di aziende multinazionali, si cimentano nelle specialità culinarie italiane. Si chiama “Italia Like Locals”, un’idea che, applicata anche al vino, ha conquistato nientemeno che Joe Bastianich. L’avventura made in Usa dell'anconetano Andrea Belfiore, 34 anni, è partita 14 anni fa dopo il diploma in ragioneria. 

La musica 

«Ho frequentato l’Umbria Jazz dopo aver studiato musica anche a Milano e a Fano» racconta Andrea, innamorato della batteria da quando, a 5 anni, ha scoperto che quello strumento suonato dal vicino non era “baccano” ma “arte”. «Con la borsa di studio e un’inglese scolastico, a 21 anni sono  partito per Boston convinto di voler fare carriera nella musica». Dopo i 4 anni di college, il trasferimento a New York: «Ho continuato a suonare ma il difficile era entrare nel circuito, tornavo a casa alle 3,30 di notte perché ero in giro a conoscere musicisti». Contemporaneamente, una miriade di lavori. «Ho fatto il muratore, il commesso e il cameriere». Poi è arrivato l’impiego in una grande agenzia di catering: «Al “Met Gala” ho avuto modo di servire cocktail a Bon Jovi, Lady Gaga e altre star». Finalmente l’occasione per presentarsi ai grandi nomi della musica? «No, sia perché non c’era modo di avere quella confidenza sia perché sono molto rispettoso- racconta Andrea- servire cocktail però non era quello che volevo». In testa c’era solo la musica, che andava avanti grazie all’ingresso nei “The last international” (gruppo fondato dal batterista dei “Rage against the machine” che apriva i concerti di Tom Morello). «Ho suonato anche con la popstar norvegese Silya. Con la mia fidanzata, la ballerina Rachele Buriassi, ho suonato in Messico, Boston e anche alle Muse in un progetto che vedeva l’abbinamento di batteria e balletto classico». Il “Festival dei due mondi” di Spoleto è stata un’altra delle tappe. 

La cucina

«Lavorando nel catering ho visto come funziona la ristorazione in America e ho deciso di costruire io qualcosa di mio con il cibo». Bloccato per tre giorni in casa a New York da una tempesta di neve, Andrea ha maturato l’idea di insegnare agli americani a cucinare italiano. «Ho iniziato affittando un loft, facendo una Class coocking di Gnocchi ma abbinando l’aperitivo e uno spettacolo di Burlesque». Un successo. «Mi sono trovato a fare party affittando ristoranti, la formula era sempre la stessa: aperitivo, classe di cucina con “guest star” a sorpresa che poteva essere il mangiafuoco, il contorsionista o altro. Quello che la gente preparava, io poi lo mettevo insieme, lo cucinavo e lo servivo». Con il tempo, anche aziende multinazionali hanno contattato Andrea per eventi di team building. Poi è arrivato il Covid: «Ho pensato: “sono finito”, perché erano fermi gli eventi di socializzazione e musicali». Invece no. «L’attività si è quintuplicata grazie all’online. Con lo smart working le aziende lavoravano, ne contattavamo 100 e rispondevano 10, così le classi sono diventate virtuali. Da maggio a dicembre abbiamo lavorato con più di 70 aziende, ora lavoriamo con aziende di tutto il mondo e possiamo spedire ingredienti negli States e in Canada». “Abbiamo”, perché nel frattempo “Italia Like Locals” è diventata una società di Andrea e dell’amico Sam Akiba. La passione in comune per la musica, complice l’amicizia con il compositore Edoardo Ferragamo, lo ha avvicinato a Joe Bastianich: «Suoniamo insieme e quando gli ho detto che volevo applicare la mia idea anche alla degustazioni di vini, Joe mi ha chiesto di poter condurre lui le classi con i vini che lui stesso produce». Morale della favola? «Io sto già sto ragionando su come organizzare il mio lavoro quando il Covid sarà passato, devi pensare 6 mesi avanti. Questo però per dire che anche in questo periodo nero si può, anzi bisogna, essere dinamici e intraprendenti». 
 

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