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Diana, a 9 anni prodigio del piano in fuga dalla guerra

Diana sarà inserita tra pochi giorni al conservatorio Rossini di Pesaro, città dove sabato scorso ha aperto le celebrazioni per festeggiare il riconoscimento del capoluogo pesarese come ‘Città della cultura 2024

FALCONARA - Diana Dvalishvili, la bambina di 9 anni scappata con la famiglia da Kharkiv e ora ospite della zia a Falconara. Nella mattinata di ieri 20 marzo Diana, insieme alla mamma e al papà, accompagnata dagli zii che l’hanno accolta, ha incontrato il sindaco Stefania Signorini nel centro culturale di piazza Mazzini, durante le registrazioni di un servizio andato in onda in serata sul Tg1. Diana sarà inserita tra pochi giorni al conservatorio Rossini di Pesaro, città dove sabato scorso ha aperto le celebrazioni per festeggiare il riconoscimento del capoluogo pesarese come ‘Città della cultura 2024’, ma nel frattempo il sindaco di Falconara le ha messo a disposizione il pianoforte del Centro Pergoli per esercitarsi ogni volta che lo vorrà.

«L’ho sentita suonare e mi sono commossa – dice il sindaco – perché la musica è un linguaggio universale che unisce e parla al cuore delle persone. Potrà presto frequentare il conservatorio di Pesaro e le ho proposto di venire al Centro Pergoli quando vorrà, perché la tragedia della guerra possa essere superata con i sogni dei bambini». Diana probabilmente frequenterà la primaria a Pesaro, «ma se così non fosse le scuole di Falconara sono pronte ad accogliere lei e tutti i bambini in fuga dalla guerra – continua il sindaco Signorini – visto che già ne sono stati integrati due e si sta lavorando per inserire il terzo bimbo».

L’incontro ha rappresentato anche l’occasione di conoscere la storia della famiglia Dvalishvili, partita da Kharkiv dopo i primi giorni di guerra. All’alba del 24 febbraio i bombardamenti hanno svegliato tutti, «ma si trattava di rumori molto lontani – ha spiegato Kristina, la mamma di Diana – e non pensavamo che gli scontri si sarebbero avvicinati tanto alla città». Nei giorni successivi, però, i bombardamenti sono arrivati alle porte di Kharkiv, tanto da far tremare i vetri delle finestre, da dove era possibile vedere i carrarmati russi. La famiglia, madre, padre, tre figli e la nonna, si è subito messa in auto ed è partita alla volta dell’Italia, dove avrebbe trovato ospitalità dalla zia Armine, sorella di Kristina: un viaggio lungo sei giorni, ostacolato anche dalla difficoltà di trovare carburante. «Per fortuna l’auto era ibrida – racconta ancora la mamma di Diana – ed è stato più facile trovare punti di ricarica elettrica che benzina». I Dvalishvili hanno portato pochissimi effetti personali e hanno lasciato la loro casa, oltre a due negozi e due ristoranti che rappresentano la principale attività di famiglia. «I ristoranti restano aperti – hanno spiegato – per offrire un pasto ai soldati ucraini». Resta la nostalgia per la propria città, una metropoli di 1,4 milioni di abitanti che è la seconda per importanza dopo Kiev. «Sono rimasta molto colpita dalle immagini di Kharkiv, che mi hanno mostrato con grande orgoglio – conclude il sindaco Signorini –. E’ una città bellissima ed è terribile immaginarla sotto le bombe».

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