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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Violenza sulle donne, seduta aperta del Consiglio regionale

Con il dato sull'aumento delle richieste di aiuto al numero 1522 (+79,5% nel 2020) il Presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, ha aperto la seduta dedicata al Rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne

Con il dato sull'aumento delle richieste di aiuto al numero 1522 (+79,5% nel 2020) il Presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, ha aperto la seduta dedicata al Rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne. «Una malattia cresciuta nell'ombra del Covid – afferma Latini – da contrastare con una battaglia di civiltà per garantire l'affermazione della persona. Un risultato da perseguire quotidianamente, altrimenti prevarrà l'imbarbarimento». L'attenzione sul fenomeno «deve rimanere molto alta», ribadisce la Presidente della Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna, Maria Lina Vitturini, che nell'illustrare le iniziative messe in campo dalla Cpo, cita i percorsi formativi avviati nelle scuole, «per educare e investire nelle nuove generazioni», e la campagna di sensibilizzazione che partirà a gennaio sui social con una serie di testimonial. Sono seguiti i contributi di Patrizia Peroni, Vice Questore della Questura di Macerata e referente Polizia di Stato per il Forum regionale contro la violenza di genere, Anna Maria Repice, avvocata del Foro di Ancona e componente della Commissione regionale pari opportunità, e Federica Guercio, Psicologa consigliera presso l’Ordine degli Psicologi della Regione Marche. Nei loro interventi il racconto in prima linea di fatti di cronaca che confermano la necessità di “invertire la rotta” con un lavoro in rete.

Ida Creopolo, Fiorella Scarponi, Simona Purceddo e Rosina Carsetti. Sono i nomi delle vittime di femminicidio nelle Marche nel 2020 che Elena Leonardi, Presidente della Commissione sanità e relatrice di maggioranza del Report annuale, ha voluto scandire in Aula. Previsto dalla Legge regionale del 2008, il rapporto documenta i dati dei 5 Centri antiviolenza, uno per provincia, incrociati con quelli del sistema di Emergenza Urgenza su accessi ai Pronto Soccorso e ricoveri ospedalieri e dei servizi sanitari territoriali riferiti ai Consultori familiari. Rispetto al 2019, si registra un aumento delle donne che si sono rivolte per la prima volta ai CAV, passate da 471 a 483. Il profilo delle vittime si conferma in linea con quello individuato negli scorsi anni, donne prevalentemente di origine italiana (325, ossia il 67,2%, contro le 142 straniere), residenti nelle Marche (442 casi ossia il 91,2%), di età compresa prevalentemente tra i 30 e 49 anni (63,7%). I figli che vivono in un contesto familiare in cui si registrano comportamenti violenti sono 595 e delle 483 donne vittime di violenze il 39% vive con i figli minorenni. «Dirompente» definisce la Leonardi l'effetto del lockdown sul fenomeno della violenza di genere. «Uno stress-test al sistema di protezione - conferma la relatrice di opposizione Simona Lupini (M5s), vicepresidente della Commissione sanità – per superare criticità e attuare implementazioni». A fronte di un aumento delle richieste di aiuto «devono aumentare proporzionalmente le risorse economiche stanziate dalla Regione» - l'appello di Manuela Bora, referente del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche. Nel messaggio inviato dall'assessore alle pari opportunità, Giorgia Latini, il dettaglio delle azioni e del personale impiegato nei servizi regionali. «La cultura della legalità e del rispetto reciproco deve diventare una condizione di normalità» è l'auspicio dell'assessore alla sanità Filippo Saltamartini. Nelle conclusioni il Presidente della Giunta regionale, Francesco Acquaroli, descrive questa giornata come «un'occasione per ragionare sul contributo che ciascuno di noi può fornire per arginare un fenomeno dalle mille forme. Siamo tutti in prima linea per spezzare questa catena e per esprimere lo sdegno contro la violenza di genere, senza se e senza ma».

Acquaroli: «Sdegno e rifiuto della violenza»

«Esprimiamo con forza il nostro sdegno e il nostro rifiuto contro ogni forma di violenza di genere, senza se e senza ma. La ricorrenza di oggi e le notizie che occupano ancora troppo spesso i nostri quotidiani devono farci riflettere su questo drammatico fenomeno che si esprime in moltissime forme.  Un dramma che non deve mai farci abbassare la guardia. Per questo motivo ritengo importante la riflessione di oggi, per ragionare sul contributo che ciascuno di noi può fornire nel proprio ambito». Queste le parole del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli questa mattina in consiglio, in occasione della illustrazione del Rapporto sulla violenza di genere 2020 realizzato dall’Agenzia Sanitaria Regionale. «L’azione – ha proseguito Acquaroli -  va indirizzata a partire dall’eduzione e dalla sensibilizzazione delle giovani generazioni, per arrivare ad una consapevolezza sociale e al rifiuto totale di ogni forma di violenza contro le donne. Il ruolo delle istituzioni deve essere primario. Esse devono spendersi nella prevenzione, nella formazione, nella sensibilizzazione. Non è un caso – e questo ci deve far riflettere molto – che le chiamate al numero antiviolenza, le richieste di aiuto, in tutto l’arco dell’anno hanno un picco durante questa specifica settimana di ricorrenza, nella quale si intensificano i messaggi e gli appelli di sensibilizzazione. I dati del Rapporto dell’ultimo anno dimostrano che questo fenomeno è in crescita e che la pandemia ha acuito il rischio di episodi che spesso avvengono proprio negli ambienti familiari. Abbiamo assistito, durante il lockdown, a un drammatico aumento della violenza contro le donne all’interno delle mura domestiche. Situazioni che molto frequentemente coinvolgono anche minori, vittime indirette, e talvolta anche dirette.  Abbiamo tutti il compito di essere in prima linea per spezzare questa catena e rendere la nostra società un luogo dove le donne non abbiano più paura di subire violenze e di chiedere aiuto qualora questo accada. Quanto oggi per noi è tangibile, è la punta dell’iceberg di un fenomeno ancora troppo diffuso e che troppo spesso rimane sommerso. Per questo – ha concluso il Presidente - le istituzioni devono lavorare per la formazione di una coscienza e una responsabilità sociale affinché ogni giorno si aggiunga un tassello nell’azione di prevenzione, di supporto alla denuncia, di capacità di isolare un dramma che ha conseguenze negative nella persona, nei contesti familiari, nelle comunità. È solo agendo insieme, con unità di intenti e grande determinazione, che riusciremo a eliminare ogni forma di violenza contro le donne».

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