Spese pazze della Regione, i pm ascoltano Paolo Eusebi: «Sono sereno»
Oggi è toccato all'anconetano Paolo Eusebi, accusato di aver usato la carta di credito della regione per pagare una serie di spese personali. Ma lui è sereno perché dice di poter spiegare tutto e ha prodotto una memoria difensiva
Proseguono gli interrogatori della Guardia di Finanza e dei pm Giovanna Lebboroni e Ruggero Di Cuonzo nei confronti degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze delle Regione Marche, E oggi è toccato all’anconetano Paolo Eusebi, accusato di aver usato la carta di credito della regione per pagare bottiglie di vino, cene nei fast food e un pacchetto di sigarette. Lui si dice sereno e oggi ha avuto modo di chiarire la sua posizione con gli inquirenti: «Appena mi sono accorto di aver speso quelle 4,40 euro, le ho restituite e io sono sereno come sempre» ha detto Paolo Eusebi all’uscita dal tribunale, accompagnato dal suo avvocato Andrea Nobili. Proprio il legale ha poi spiegato: «Abbiamo prodotto una memoria difensiva e abbiamo chiarito che siamo a disposizione della magistratura per ulteriori approfondimenti ove fossero necessari».
Insomma secondo la difesa Eusebi ha speso solo poche decine di euro utilizzando soldi pubblici e la questione si giocherebbe su due punti: «In primis, fino alla fine del 2012 la prassi non richiedeva particolari giustificazioni quando poi è cambiato il quadro normativo di riferimento. In secundis c’è difficoltà a far capire che si tratta di tutta una serie di spese che comunque sono riconducibili ad attività comunque legate al ruolo di consigliere regionale» ha precisato l’avvocato Nobili. E molte delle presunte “spese pazze” non sarebbero tali perché, come ha detto lo stesso Eusebi, «due rifornimenti di benzina in un giorno di trasferta a Roma, uno all'andata e uno al ritorno, non possono essere considerate anomalie».
Ma Paolo Eusebi non solo deve rispondere delle sue spese personali, ma anche delle spese dei consiglieri e funzionari legati all gruppo Italia dei Valori. Dunque anche di Andrea Filippini, difeso dall’avvocato Laura Versace, su cui non ha dubbi: «Ha fatto un lavoro enorme ed egregio per il gruppo. Abbiamo dato tutte le indicazione per individuare il tipo di rapporto con il collaboratore».