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La sanità marchigiana verso la privatizzazione: «Acquaroli cala la maschera»

A dirlo sono il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi e il consigliere Romano Carancini, entrambi componenti della commissione consiliare “Sanità e Politiche sociali”

ANCONA - «Questa volta nessuno potrà dire che si tratta di una illazione dell’opposizione. Ad annunciare sulla propria pagina Facebook una riforma della sanità marchigiana dove il privato troverà larghissimi spazi è stato lo stesso presidente Acquaroli. Se non altro possiamo dire che finalmente il centrodestra cala la maschera, quella che durante la campagna elettorale delle regionali del 2020 aveva indossato per attaccare ferocemente, e in alcuni casi persino calunniare, l’Amministrazione di centrosinistra, accusata costantemente di aver privatizzato il sistema sanitario regionale». A dirlo sono il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi e il consigliere Romano Carancini, entrambi componenti della commissione consiliare “Sanità e Politiche sociali”.

«Ci sono voluti ben due anni e mezzo, ma le intenzioni manifestate ieri dal presidente confermano ciò che il Partito Democratico denunciava fin da allora, ovvero che con la destra al governo, la Regione Marche si sarebbe avviata verso un modello sanitario profondamente iniquo, dove solo chi può permetterselo economicamente riuscirà a curarsi e a ricevere le migliori prestazioni, esattamente come avviene già da anni in Regioni come la Lombardia e il Veneto. Ma l’annuncio di Acquaroli - continuano i dem - non mette fine solo all’assurdo equivoco su cui la destra ha meschinamente costruito le proprie fortune elettorali, spacciando per privatizzato un sistema che, dati alla mano, prevedeva solo l’8,2% di servizi convenzionati con il privato. No, il presidente fa molto di più, testimonia l’inesorabile fallimento della politica sanitaria della destra che ha drammaticamente allungato i tempi delle liste di attesa, tanto da costringere molti cittadini a rinunciare alle cure, che ha mandato al collasso i pronto soccorso, che ha negato i diritti del personale sanitario, che ha riorganizzato la struttura con una pseudo riforma talmente confusa e dannosa che non riescono neppure metterla a regime, nonostante siano ormai passati tre mesi dalla sua entrata in vigore. Ma soprattutto Acquaroli certifica la totale incapacità della sua coalizione di ridisegnare la sanità marchigiana dopo l’esperienza del Covid, di investire milioni e milioni di risorse europee destinate a potenziare la medicina pubblica del territorio: un’opportunità che nessun’altra Amministrazione ha avuto prima e, probabilmente, nessun’altra avrà in futuro. E questa incapacità rischia di essere pagata cara dalla nostra comunità».

«Il tempo è sempre galantuomo - concludono Mangialardi e Carancini - e la verità alla fine viene sempre a galla. D’altra parte, avevamo già visto le demagogiche promesse elettorali della destra sciogliersi come neve al sole una dopo l’altra: dalla riapertura dei piccoli ospedali all’assunzione di migliaia di medici e infermieri. Adesso sarà fondamentale costruire una efficace opposizione a questo disegno che sta prendendo forma negli incontri organizzati dalla giunta regionale per la presentazione del nuovo Piano Socio Sanitario. La nostra battaglia in consiglio regionale sarà durissima, ma auspichiamo che dalla società si alzi una ferma e netta condanna all’idea di privatizzare la sanità marchigiana. Si tratta di un passaggio decisivo, perché se davvero dovesse andare in porto l’idea della destra, sarà poi difficilissimo tornare indietro».

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