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Riqualificazione e integrazione, Rubini (SEL-ABC): «Basta speculazioni e iniziative spot»

«Cioè che più ci preoccupa, da una parte e dell'altra è la spettacolarizzazione di una situazione che, piuttosto che essere oltremodo ingigantita, meriterebbe una riflessione approfondita»

«La montatura politico mediatica che si sta costruendo nella nostra città intorno alle problematiche relative alla riqualificazione urbana e all'integrazione tra diverse culture e popoli sta assumendo ogni giorno di più contorni preoccupanti. A giudicare dalla stampa locale e dalle dichiarazioni provenienti da esponenti politici di centro sinistra e centro destra, Ancona sembrerebbe per qualcuno improvvisamente piombata in una sanguinosa guerra tra gang in pieno stile hollywoodiano, e per altri diventata un esempio idilliaco di integrazione». Così Francesco Rubini, capogruppo SEL-Ancona Bene Comune.

«Cioè che più ci preoccupa, da una parte e dell'altra - continua Rubini -  è la spettacolarizzazione di una situazione che, piuttosto che essere oltremodo ingigantita, meriterebbe una riflessione approfondita in grado di coinvolgere tutti gli attori impegnati nella gestione del territorio. Ancona è infatti una città dove il fenomeno migratorio si intreccia con alcune sacche di disagio giovanile, dove l'assenza di spazi di socialità e aggregazione si somma all'abbandono di interi quartieri, dove le politiche di gestione dell'area urbana sono state lasciate in balia dell'arbitrio privato. Ancona è quella città dove, dopo la chiusura delle circoscrizioni, a parte il lodevole impegno di alcune parrocchie e dell'associazionismo, si è assistito al deserto istituzionale sul territorio che si è ritrovato, sopratutto nei quartieri periferici, privo di qualsiasi riferimento istituzionale. È mancata dunque quella che si chiama programmazione territoriale; un'azione complessiva che va ben oltre le luci di qualche inaugurazione o la presenza di qualche militare in più andando piuttosto a costruire una rete sociale ed economica capillare in grado di sostenere i quartieri, di renderli vivi, puliti, auto-sorvegliati.

«Non basteranno dunque un paio di concerti o l'intensificazione della presenza delle forze dell'ordine - conclude il capogruppo di SEL-ABC - se non saranno accompagnati da un piano complessivo di intervento che abbia al primo posto l'obiettivo della rigenerazione urbana attraverso efficaci meccanismi di collaborazione tra pubblico e privato. Riqualificazione dei quartieri, rigenerazione, partecipazione popolare, confronto tra popoli, mediazione culturale, autogoverno, è da qui che deve ripartire la nostra città».

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