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Vitalizio, adesioni e dubbi. D'Anna: potrebbe costare milioni

Arrivano le prime adesioni alla proposta Bugaro: Latini, Zinni e anche Spacca, primo governatore a rinunciare. Giancarlo D'Anna avverte: risparmio apparente, ci saranno contenziosi

La “cura Bugaro” riscuote i primi successi (e le prime polemiche).
La proposta è una di quelle semplici ma di sicuro effetto, quantomeno simbolico, in questi tempi di grande disaffezione dalla politica: rinunciare al vitalizio, ovvero quella parte (il 20%) dell’indennità mensile, che invece è lo “stipendio”, che il politico versa tutti i mesi per ricevere poi, calcolato sulla base degli anni passati “in servizio”, sottoforma di “baby pensione” a partire da un determinato periodo.
L’emendamento Bugaro, votato all’unanimità, prevede di lasciare ai consiglieri 30 giorni di tempo per decidere se fare o meno “il gran rifiuto”.

CHI HA RINUNCIATO. Il primo ad aderire, naturalmente, è stato proprio l’autore della proposta, Giacomo Bugaro, consigliere regionale Pdl nonché vicepresidente dell’assemblea legislativa del consiglio.
A seguire Dino Latini (Api), per il quale “sarebbe meglio tagliare le indennità e non i vitalizi” e Giovanni Zinni (Pdl), contrario invece al taglio delle indennità (“guai a cedere alla deriva demagogica di tagliare tutto e ridurre i consiglieri regionali a comparse della politica. Per far politica oggi ci vogliono soldi e non ho intenzione di dover andare a rubare per farla “, scrive nel suo sito) ma pronto a sacrificare il vitalizio “entro 15 giorni”.
Un’altra adesione, eccellentissima, è poi giunta in serata: il Presidente della Regione Gian Mario Spacca ha dato mandato agli uffici di verificare l’applicabilità giuridica del provvedimento e di verificare la sua posizione. È un unicum nazionale: il primo presidente di Regione dal 1970 a rinunciare al vitalizio.

I DUBBI. A smorzare gli entusiasmi ci pensa però Giancarlo D'Anna (Gruppo Misto), paladino dell'abolizione, ragiona “ad alta voce” dalla bacheca del suo sito e prevede alcuni possibili cortocircuiti:
1)    nel caso ci sia chi rinuncia, questi ha “diritto” alla restituzione di quanto versato, il che più o meno vuol dire 90.000 euro a legislatura. Se rinunciassero tutti la spesa sarebbe nell’ordine di milioni di euro.
2)    Al momento in Regione si sta lavorando per non assegnare agli ex consiglieri regionali diventati parlamentari il vitalizio: questa nuova iniziativa potrebbe aprire loro la possibilità di riprendersi quel denaro che invece sarebbe rimasto nelle casse regionali? In caso affermativo l'emendamento consentirebbe loro di incassare immediatamente dalla Regione Marche.
3)    L’emendamento approvato ieri potrebbe essere impugnato anche da chi non siede più in Consiglio Regionale -oltre da attuali parlamentari ex consiglieri- cioè da ex consiglieri regionali che non sono ancora nell'età pensionabile. Anche loro, in questo caso, potrebbero richiedere indietro quanto versato e godere da subito di un beneficio economico senza attendere diversi anni.
Così pure potrebbe fare – prosegue D’Anna – chi ha intenzione di cimentarsi nella prossima campagna elettorale nazionale, potrebbe anch'egli “approfittare” della situazione: chiedere oggi il rimborso e chi si è visto si è visto.
 



 

 

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