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Politica, "Ancona Bene Comune" chiede un registro dei testamenti biologici

Un'azione sostenuta dall'associazione Luca Coscioni di Ancona, da sempre in prima linea per i diritti e i temi così detti etici. Insieme a loro anche l'U.a.a.r., per cui è molto importante rivendicare l'autodeterminazione delle persone

Dare un segnale politico verso una modernizzazione del paese sul tema dei diritti civili. E’ questo l’obiettivo primario dell’azione politica dei consiglieri comunali della lista “Ancona Bene Comune” Francesco Rubini e Stefano Crispiani, che di recente hanno depositato in consiglio comunale una mozione per chiedere l’istituzione ufficiale di un registro anagrafico comunale dove raccogliere i testamenti biologici. «Chiediamo un registro che raccolga  le volontà sul fine vita - spiega Francesco Rubini - Avrebbe una valenza politica importantissima e si inserisce in una battaglia nazionale. Un piccolo passo verso il riconoscimento di un diritto che, per noi, non è più rinviabile».

Un’azione sostenuta dall’associazione Luca Coscioni di Ancona, da sempre in prima linea per i diritti e i temi così detti etici. Insieme a loro anche l’U.a.a.r. (Unione atei e agnostici razionalisti). «E’ molto importante quanto stiamo facendo perchè riguarda l’autodeterminazione delle persone - ha detto il segretario della Coscioni di Ancona Renato Biondini - Parliamo di persone in difficoltà perchè non posso affermare i propri diritti perché non possono scegliere». Ma non solo eutanasia e fine vita perché, come spiegato da Giorgio Gioacchini «Ci aspettiamo che venga attuato anche un registro per le unioni civili per evitare che le coppie dello stesso sesso possano essere discriminate in Italia». 

Dunque cosa succede ora? Succede che l’argomento dovrà essere affrontato nella commissione ad hoc, verosimilmente quella delle politiche sociali e poi dovrà esser calendarizzata e discussa in consiglio comunale. Ma una cosa va chiarita: un registro anagrafico comunale per i testamenti biologici ha validità giuridica limitatissima senza una normativa nazionale. Lo spiega anche Stefano Crispiani, che ha detto: «L’assenza di una legge nazionale ci limita completamente. Ma noi vogliamo che anche nei nostri territori passi il conflitto tra i logiche della democrazia e quella della burocrazia. E’ ora di finirsela di parlare di modernizzazione e poi non fare nulla di concreto. E per farlo occorre passare per le comunità locali facendo in modo che questi organismi resistano alle pressioni delle burocrazie, allo scopo di ottenere la modifica della legge nazionale».

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