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Referendum, Fabrizio Volpini (Pd): «Riforma sbagliata, voto No»

Ad affermarlo è il presidente della commissione Sanità delle Marche Fabrizio Volpini (Pd): «Una riforma scritta male che creerà più problemi di quelli che dice di voler risolvere»

«Il 4 dicembre voterò No alla riforma». Il presidente della commissione Sanità delle Marche Fabrizio Volpini (Pd) manifesta così la sua contrarietà al referendum costituzionale. «In questi mesi ho seguito con attenzione il dibattito sulla riforma costituzionale: ho cercato di informarmi leggendo e ascoltando quanti, da entrambe le parti, hanno cercato di restare nel merito del testo lasciando da parte slogan, tifoserie e scenari apocalittici che nulla hanno a che vedere con la riforma- scrive Volpini su Facebook- Ora posso dire di essere convinto che questa riforma costituzionale sia sbagliata, scritta male e, se approvata, creerà più problemi di quelli che dice di voler risolvere». A dare la notizia l'Agenzia Dire

Il medico di Senigallia voterà dunque No. Nulla di strano, se non fosse che nelle ''renziane'' Marche, una delle regioni italiane in cui il premier ottenne più consenso nelle primarie del 2012 e del 2013, non sono in tanti a essersi esposti contro la riforma del Governo. Tra questi la senatrice Silvana Amati, il vicesegretario regionale del Pd Gianluca Fioretti e l''ex sindaco di Pesaro Oriano Giovanili. «Quello che più mi ha convinto è l'argomento che più mi sta a cuore ossia quello della sanità: ho cercato di verificare se in effetti potesse esserci un vantaggio per la salute dei cittadini dalla riforma del titolo V e, con meraviglia, mi sono accorto che nei fatti non cambia nulla- continua Volpini- Di fatto la riforma ribadisce una competenza concorrente, ma spacchettata in due elenchi: da una parte ciò che fa lo Stato, dall'altra parte ciò che fanno le Regioni, esattamente come ora. E anche la clausola di supremazia è in sostanza già prevista nei fatti nella nostra Costituzione all''articolo 120». A Volpini la riforma non piace «perchè- conclude- temo che le modifiche alla Costituzione rendano il paese più fragile e diviso e che quel recinto democratico costruito dai padri costituenti per proteggerci dal ripetersi dalle ambizioni di pochi di porsi a capo del paese, ne esca indebolito e più esposto a pessimi Governi».

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