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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Martina alla corte di Valeria, il Pd anconetano dà lezioni a tutti

Davanti al segretario nazionale sindaco cerca di dare la scossa al partito definito «catatonico» in quella che era una provincia rossa

La festa e la riflessione. Per «creare qualcosa di nuovo e non raccogliere i cocci di qualcosa che non c’è più» come dice il segretario dem Maurizio Martina al suo arrivo a Palombella mutuando il Mancinelli pensiero, già espresso dal primo cittadino nel corso dell’Assemblea nazionale di Roma nei giorni scorsi e ribadito davanti a iscritti e simpatizzanti alla Casa del Popolo dorica. Si festeggia per la vittoria, la conferma della Mancinelli a sindaco della città, proiettata a livello nazionale come il “Modello Ancona”, ma si pensa anche agli impegni futuri. Il congresso regionale il prossimo anno, le elezioni Regionali del 2020. Ricetta anconetana che può “insegnare” al Pd nazionale a tornare a vincere dopo le débacle del 4 marzo e delle amministrative di giugno. «La bellissima vittoria di Ancona - ha aggiunto Martina - ci insegna tanto. Siamo qui per ringraziare perché in un passaggio non semplice per noi, Ancona ci ha dato molta soddisfazione». E poi c’è la ricetta: non guardare indietro, gestire il dialogo anche se conflittuale. Il Mancinelli pensiero è sposato. «Credo che il messaggio sia trovare un nuovo percorso, scrivere una pagina nuova. Non fermiamoci ai vecchi ragionamenti, iniziamo invece anzitutto a chiedere a nuove energie a essere con noi in questa sfida fondamentale a questo governo» conclude Martina.

Assemblea Pd col segretario Martina

Tocca al sindaco. Il ritornello non cambia e di sassolini da togliere dalle scarpe ce ne sono parecchi. La Mancinelli ne ha per tutti. Per gli avversari: «Ha vinto la squadra - dice - che ha presentato un programma di governo e non un cartello elettorale basato sul nulla». Per quelli che pensavano a un tipo diverso di coalizione, con i partiti tradizionali e meno civiche: «I singoli movimenti hanno aumentato i voti assoluti e chi diceva che il Pd avrebbe perso a scapito delle civiche, preoccupazione comprensibile, si sbagliava. Abbiamo votato a maggioranza e avevamo ragione». Per chi è rimasto fuori: «Se avessimo aperto a tutti avremmo avuto una 15ina di liste vuote con residui di classe politica». Sul Pd a livello provinciale, chiamato a svegliarsi: «La salute del partito qua ad Ancona è nettamente migliorata dallo stato catatonico in cui versava qualche anno fa e in cui versa in molti casi in provincia. Sono aumentati gli iscritti, sono aumentati i circoli e si è fatta attività. Serve molto di più, serve un partito più reattivo e non solo intento di parlare di fuffa». E il monito finale: «Basta con gli scioglimenti, non si può fare un nuovo partito ogni volta che si perde. Il conflitto non è negativo di per sé ma va portato alla luce del sole e sulle scelte, sulle cose da fare non sulla fuffa». Il "modello Ancona" insomma sembra essere pronto per servire la riscossa dem in Italia ma prima, le scadenze di cui sopra lo impongono, a un partito in affanno in una provincia che da roccaforte rossa, nel tempo, si è trasformata: con Jesi, Fabriano e Falconara ma anche Castelfidardo (solo per citare i comuni sopra i 15mila abitanti) che vedono i dem all’opposizione, nessun parlamentare eletto, i 5 Stelle in maggioranza in parecchi Comuni e la Lega che avanza.

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