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Una madre marchigiana al ministro Poletti: «Affermazioni sconsiderate»

Lettera aperta di una mamma di Monsano che ha il figlio all'estero per lavoro: «Avrebbe il desiderio di tornare a casa ma in Italia non vengono riconosciute qualità e competenze»

«Egregio sig. Poletti, non tocchi Nicolò». Inizia e termina così la lettera aperta che ci è pervenuta in redazione. Scritta da una madre il cui figlio (Nicolò, appunto) vive e lavora all’estero dove ha un contratto stabile dopo anni di precariato in Patria. Ma soprattutto scritta sull’onda emotiva delle recenti e contestatissime dichiarazioni del Ministro sulla fuga dei giovani italiani all'estero. Ve la proponiamo integralmente. 

«Ho atteso un po' prima di scrivere queste poche righe, ma la mia dignità di madre italiana non mi permette più il silenzio. I tanti Nicolò italiani che, senza essere per forza dei "cervelli ", vanno a lavorare all'estero, lo fanno inizialmente perché hanno necessità di sperimentare, di confrontarsi con altre realtà professionali . A volte ne hanno necessità primaria. Ben venga, in un mondo dove la libera circolazione dei lavoratori è agevolata ed è un diritto tutelato, niente da eccepire. I Nicolò italiani poi, vivendo all'estero (anche appena fuori dai nostri confini) comprendono che vivere fuori del loro Paese significa aver riconosciute le proprie qualità, competenze, perché chi li "utilizza" professionalmente sa di ottenere valore aggiunto. I Nicolò italiani avrebbero anche desiderio di ritornare a casa un giorno restituendo l'esperienza vissuta, perché sa, signor Poletti, l'Italia è difficilmente replicabile. Difronte alle sconsiderate affermazioni di chi governa , cancellano immediatamente tali propositi. Per non parlare dei Giulio, la signora Regeni cerca perdutamente una risposta alla morte di suo figlio , che forse non avrà mai. I Giulio, i Nicolò, le Annaclara (l’altra figlia, ndr) non hanno uno Stato che li tutela all'estero eppure ricevono ovunque il benvenuto. Vivere in uno Stato estero senza avere una adeguata preparazione linguistica - lei conosce bene la nostra Buona Scuola - insieme al rispetto di norme stringenti , non è cosa semplice. Di converso serpeggia una insana idea fra i giovani stranieri che trascorrono un periodo di studio/lavoro in Italia : credono che il nostro paese sia più "indulgente". Se la gente che lei conosce che è andata via e che è bene che stia dove è andata fa parte del suo albero genealogico, comprendo meglio la sua frase. Altrimenti le parole sono pietre. Egregio sig. Poletti non "tocchi" Nicolò». 

Lettera firmata
 

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