Caccia: Legambiente chiede alla regione il rinvio dell'apertura
La fauna marchigiana nei mesi scorsi è stata colpita duramente da vari fattori climatici. L'apertura della caccia sarebbe deleterio
Legambiente Marche chiede al Governo Regionale che venga posticipata l'apertura della stagione venatoria 2012-2013, che ufficialmente si apre domenica 16 settembre, alla luce delle condizioni climatiche e metereologiche che hanno caratterizzato questi mesi. “La nostra richiesta - dichiara Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche - mira a preservare alcune specie faunistiche che, a causa della lunga estate afosa e siccitosa appena trascorsa e della grande neve che ha segnato l’inverno scorso, hanno già subito una forte pressione da parte dei fattori naturale”.
Nelle Marche, per contrastare l'emergenza incendi, ogni giorno sono stati impegnati in media 37 uomini e 16 mezzi dei Vigili del Fuoco. L’associazione ambientalista si appella al Governo Regionale, come già è stato fatto a livello nazionale dalle associazioni Legambiente, Lega Italiana Protezione Uccelli e Wwf, ascoltate dal Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, affinché adotti proprio un provvedimento eccezionale finalizzato al posticipo della stagione venatoria, poiché la siccità e la neve hanno sconvolto il bioritmo di molti animali, affaticati e debilitati. Inoltre, l'Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, con la nota del 27 agosto scorso sollecita le Regioni ad attivare una serie di limitazioni e provvedimenti cautelativi per evitare che la fauna selvatica in condizioni di particolare vulnerabilità possa subire altri danni.
“Alla luce di questo, l’apertura della caccia in questo momento - conclude Quarchioni - rappresenterebbe una vera sciagura per la nostra fauna già duramente provata dalla calda stagione estiva. Auspichiamo che nelle Marche sia la politica a prendere provvedimenti e non il Tar a imporre le decisioni, come e' avvenuto in Campania, nel Lazio e in Sicilia. La fauna selvatica appartiene, per legge, al patrimonio indisponibile dello Stato. È dunque un bene collettivo ed una risorsa pubblica comunque da salvaguardare e valorizzare, anche attraverso l'esercizio dell'attività venatoria la quale, tuttavia, non deve mai metterne a rischio la sopravvivenza come specie”.