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«Ancona schiava di un sindaco autoritario, ecco cosa avrei voluto io per l'ex Metro»

Il consigliere comunale Francesco Rubini (SEL-ABC) rispodne così al commento del sindaco Valeria Mancinelli di fronte ai critici sulla scelta di aprire la catena di moda H&M all'ex metropolita

«La mia era una critica molto più ampia rispetto al fatto specifico dell’apertura di H&M, era una critica alla mancanza di progettualità di questa città che negli ultimi 20 anni ha svuotato il centro slabbrando la città a sud e adesso cerca di rilanciarlo con la maldestra strategia della grande catena basata sul massimo sfruttamento e la minima qualità». Risponde così il consigliere comunale Francesco Rubini (SEL-ABC) al commento del sindaco Valeria Mancinelli che, nel rispondere ai critici sulla scelta di aprire la catena di moda H&M all’ex metropolitan, aveva usato parole dure. Parole mal digerite da una parte di opposizione, tra cui appunto Rubini, che prosegue: «La mia critica era nel merito e il sindaco invece di rispondere nel merito, é caduta in attacchi personali. Questo é uno dei più gravi, comunque lesivo di chi ha davvero problemi psichiatrici. Tra l’altro nella sua maggioranza c'è il consigliere Roberto Grelloni, che lavora proprio nel settore e mi chiedo se non abbia nulla da dire. Il sindaco  dovrebbe rappresentare tutta la città e mantenere un profilo molto più ragionevole, ma la cosa ancora più grave è che nessuno della maggioranza o del Pd abbia avuto nulla da ridire. Ad Ancona c’è l’azzeramento totale della dialettica politica. E’ una città schiava di un sindaco autoritario, irrispettoso e dai modi violenti».

Dunque quale sarebbe stato il progetto, l’altra idea per l’ex Metropolitan? Non avrei cambiato la destinazione d’uso lasciandola a destinazione culturale. Avrei lavorato per inserire dei circoli, sala audiovisiva, un teatro, un caffè letterario, luoghi in cui si unisce il cibo, la lettura e la studio come in altre città. Percorsi diversi». E allora perché non provare a lavorare su questo con il Partito Democratico? «Mi sarebbe piaciuto confrontarmi su questo  con la maggioranza ma ogni volta che ci provavamo la risposta era l’insulto diretto o la frase: “Eh ma preferivi l’impalcatura?”». Lei preferiva l’impalcatura Rubini? «No. E l’idea di pensare che chi era critico con la catena è chi vuole il cantiere è un sillogismo fraudolento, anche perché ci tengo a precisare che questo punto di vista ha anche riscosso il favore di una certa parte di città. Ma per farlo bisogna mettere mano a tante variabili che vanno oltre l’ex Metro. L’idea che ho io di centro città richiede anche una radicale rivista della viabilità, ampliando la Ztl a tutti i corsi, con un centro dove è più integrata la mobilità pedonale e ciclabile. Questo serve poi per costruire una serie di locali legati al piccolo commercio locale e non alle catene». Ci voleva un gran lavoro di concerto. «L’ho sempre detto che il Comune rispetto alla proprietà privata ha gli strumenti politici per imprimere la sua traccia e questa di H&M è una scelta politica. Da anni si discute per convocare tavoli permanenti con soggetti privati e associazioni per una politica sugli affitti per esempio. Ma il punto è che si va avanti per varianti isolate, arriva il privato che chiede la variante di destinazione d’uso e si apre un negozio ma senza idea di lungo periodo. Qui si governa giorno dopo giorno». 

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