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Loreto: la Fondazione Opere Laiche vara il nuovo statuto

La Fondazione vara il nuovo statuto: abolito il consiglio di indirizzo e ridotti i componenti del comitato esecutivo con indennità ribassate del 10%

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

Abbattere i costi, qualificare la struttura, tutelare l’organo decisionale da eventuali riflessi politici: sono i principi che hanno ispirato il nuovo statuto della fondazione Opere Laiche Lauretane e Casa Hermes. Con atto notarile, l’ente ha formalizzato nei giorni scorsi le importanti modifiche apportate al documento che regola la complessa attività dell’istituto di diritto privato operante nel vasto ambito sociale a beneficio della comunità di Loreto. Una scelta adottata per snellire le funzioni della fondazione, con salienti ripercussioni sulla composizione e i costi della macchina organizzativa.

Due aspetti che avevano generato un animato dibattito in consiglio comunale ove l’opposizione ha sollevato dubbi sulla natura privatistica delle Opere Laiche Lauretane e Casa Hermes, chiedendo l’adeguamento del numero dei membri del consiglio di indirizzo e del comitato esecutivo sulla scorta di quanto sancito dalla normativa vigente per gli organismi pubblici. I pareri tecnici acquisiti sono unanimi nel ribadire che l’attività svolta in regime di concorrenza e con evidente rischio di impresa configura la fondazione quale istituto commerciale di diritto privato.

Rino_CappellacciCiò nonostante, spiega il presidente Rino Cappellacci, si è inteso “seguire gli orientamenti nazionali sul risparmio dei costi della politica, mantenendo la massima trasparenza nell’adottare procedure analoghe a quelle pubbliche che da sempre caratterizzano l’operato della fondazione, oggi dotata di una organizzazione più snella e funzionale in modo da agire tempestivamente sul mercato, come si richiede ad una efficiente struttura di diritto privato”.

In sintesi, ecco le principali modifiche statutarie deliberate nel mese di aprile e rese in forma pubblica l’11 ottobre. Dei due organi deliberativi esistenti, viene confermato il comitato esecutivo (che assume la denominazione di consiglio di amministrazione), mentre il consiglio di indirizzo chiamato ad orientare l’attività dell’ente e ad approvarne il bilancio è stato soppresso. La misura entrerà in vigore a partire dalla prossima legislatura per ovvie ragioni operative, ma nel contempo il gettone di presenza è stato abbassato da 100 a 30 euro.

Altra novità, questa con effetto immediato, riguarda la trasformazione dell’organo collegiale di revisione contabile (prima composto da tre membri) in organo unipersonale, con l’individuazione di un solo sindaco revisore e un ulteriore sostanzioso contenimento dei costi.
In un’ottica di sobrietà rispettosa dei tempi di crisi che la società sta vivendo, il rinnovato consiglio di amministrazione passa inoltre da un minimo di 5 a un massimo di 7 componenti, compreso il presidente e il vicepresidente (il vecchio statuto prevedeva un tetto massimo di 9 e un minimo di 7; pur rientrando nei limiti rivisti, il nono consigliere recentemente dimissionario non è stato volutamente sostituito).
Anche le indennità spettanti al CDA, rimaste immutate dal 1992 e allineate ai compensi percepiti dalla giunta comunale, hanno subito una decurtazione del 10%.

Viene inoltre eliminata la clausola secondo la quale la nomina dei componenti dell’organo amministrativo doveva garantire la rappresentanza della minoranza consiliare: un provvedimento che “trova motivazione nella finalità stessa della fondazione – sottolinea Cappellacci – chiamata al servizio dell’intera collettività lauretana senza che le decisioni assunte e le iniziative intraprese possano essere condizionate da maggioranze politiche di qualsiasi segno”. L’istituto prende quindi le distanze da possibili influenze esterne, ribadendo la regola che il sindaco - cui spetta la designazione dei componenti - “deve avere come solo criterio guida quello della competenza comprovata dei membri, indipendentemente dall’appartenenza politica degli stessi”. La riproduzione della composizione del consiglio comunale all’interno del CDA della fondazione, potrebbe infatti costituire un ostacolo funzionale alla gestione dell’ente, esponendolo al rischio di scelte viziate da orientamenti e dinamiche estranee agli obiettivi prettamente sociali perseguiti dalla fondazione.
 

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