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La doppia preferenza uomo/donna accende lo scontro nel Pd

Da una parte l'assessore alle Pari Opportunità, Manuela Bora. Dall'altra il presidente del consiglio regionale Mastrovincenzo

La doppia preferenza. La possibilità dare la preferenza a due candidati della stessa lista, purché uomo e donna. Nei Comuni, per le elezioni dei consigli comunali, è già così. Non in Regione dove invece serve una modifica all'attuale legge elettorale. E' questo il terreno di scontro tutto interno al Partito Democratico che vede da una parte l'assessore alle Pari Opportunità, Manuela Bora, e dall'altra il presidente del consiglio Antonio Mastrovincenzo. Con quest'ultimo critico non nel merito ma sul metodo adottato dalla giunta. La Bora nel 2016 ha presentato una pdl sull'argomento. Finora però non era mai stata calendarizzata. La giunta, tuttavia, forte del regolamento, è riuscita a fara approdare in aula per il 26 marzo. Senza passaggio in commissione. Il che non è piacuto né a Mastrovincenzo, né al capogruppo dem Fabio Urbinati e al presidente della commissione Affari istituzionali, Francesco Giacinti.

«La doppia preferenza per la parità di genere da introdurre nella legge elettorale regionale è un obiettivo di interesse generale e un principio condiviso da tutti - scrivono - Quando si parla di legge elettorale si parla di una legge che regola il funzionamento di un’istituzione democratica, quindi le regole vanno scritte e condivise tra maggioranza e minoranza. In prima commissione, che è l'organismo competente in materia, sono pervenute quattro proposte di legge, tutte da gruppi consiliari diversi. Queste pdl, legittimamente, prevedono la modifica di diversi aspetti dell’attuale legge elettorale quali la dimensione dei collegi, i premi di maggioranza e la ripartizione dei seggi. L’unica cosa che unisce tutte le proposte è proprio la parità di genere. Non c'è, dunque, alcuna necessità di battaglie personali, nonostante si possa sottolineare che l'assessora Bora - attraverso una semplice richiesta da parte della Giunta (proponente della legge) - avrebbe potuto in qualunque momento negli ultimi due anni, trascorsi i termini ordinari fissati per la conclusione dell'esame da parte della commissione, ottenere l'iscrizione in Aula della proposta, come consentito dal regolamento».

Una risposta pepata che non è passata inosservata. «Bene ha fatto il presidente Mastrovincenzo a rivendicare il ruolo dell’Assemblea legislativa di fronte ai continui tentativi di invasione di campo da parte dell’Esecutivo regionale, ultimo, in ordine di tempo, quello dell’assessora Manuela Bora - ha commentanto il leghista Sandro Zaffiri - Un moto d’orgoglio inatteso, quello del presidente Mastrovincenzo, in un contesto di conduzione piuttosto piatta del suo mandato, ma che, certamente, rinvigorisce la sua figura. Dietro di lui si sono accodati, in ordine sparso, diversi consiglieri Pd e di maggioranza, come nella volontà di dimostrare una compattezza che, in realtà, non esiste. In questa recente schermaglia, venduta all’opinione pubblica come legittima ifesa della distinzione di poteri e competenze, però, c’è dell’altro. Anzitutto, risultano gravissime le affermazioni dell’assessore Bora, quando accenna a dossier e comunicazioni riservate che farebbero da sfondo ad una sorta di guerra fredda tra vari esponenti del Pd. Rivelazioni forti che, personalmente, mi lasciano sbigottito.
Secondo aspetto, appunto, il Pd. Confuso, lacerato e, al tempo stesso, impegnato in un’aspra sfida congressuale e territoriale. Il problema, oltremodo grave, è che questa ostilità non fa bene alla comunità marchigiana, perché pregiudica il buon governo della Regione, di numerosi Comuni e di larga parte del territorio marchigiano, amministrato da maggioranze a guida Pd».

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