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Sanità Marche, Popolo della famiglia: «Salute a rischio, più pensionati che assunti»

Amadei (Pdf): «Segnale tutt’altro che positivo»

«Che ormai la Sanità della Regione Marche stia arrancando, nonostante l’impegno degli operatori che ancora credono in questo servizio, è sotto gli occhi di tutti. Anzi è nell’esperienza quotidiana di chi, oltre alla malattia o un problema sanitario, debba accedere al Servizio Regionale marchigiano. Solo i vertici politici e amministrativi, nelle loro stanze di comando, guardano con soddisfazione una immagine utopica (che non è da nessuna parte) del loro operato».

Sono le parole di Gabriele Amadei, dirigente regionale del Popolo della Famiglia e medico in pensione, in riferimento ai discorsi ottimistici provenienti dall’area PD della Regione Marche, in particolare ad una frase detta qualche tempo fa dal Presidente della Regione Luca Ceriscioli alla conferenza di presentazione dei nuovi direttori delle Unità Operative, per il quale “ci sono state stagioni in cui passavano degli anni prima delle sostituzioni creando incertezze che non facevano bene alla struttura, allungando i tempi di risposta per i cittadini e squalificando più in generale tutta l’attività. Questa capacità di tutto il sistema di sostituire rapidamente le figure che vanno in pensione è un segnale positivo".

«La carenza del personale medico, infermieristico e tecnico si sta facendo sempre più critica dopo anni di improvvida gestione degli organici delle strutture sanitarie pubbliche regionali. – ha continuato Amadei - Al fine di perseguire il risultato di contenimento della spesa, la Regione ritarda l’assunzione di personale applicando le procedure anche quando il risultato è incerto e sicuramente insufficiente: indizione di bandi di mobilità, ricognizione di graduatorie ancora attive, ma vecchie di anni e quindi praticamente esauste, e solo alla fine di questo lungo percorso, attivazione di avvisi pubblici che richiederanno ulteriori tempi tecnici. Oltre alla chiusura o ridimensionamento delle strutture, soprattutto nell’entroterra marchigiano, la dotazione del personale, che da anni non ha il regolare avvicendamento generazionale, nel giro di pochi mesi si ridurrà a livelli impossibili a garantire l’attività. Al restante personale rimarrà l’obbligo di ottemperare ai compiti istituzionali ma con sempre maggiore stress, impossibilità di usufruire di ferie o permessi, con carichi di lavoro che qualunque giudice del lavoro potrebbe dichiarare pericoloso. In particolare, dai documenti pubblicati, risulta che due tecnici su quattro, in organico nel Servizio Trasfusionale di Urbino, andranno in pensione entro i primi giorni del nuovo anno. Il Servizio del Laboratorio Analisi, nella stessa struttura dipartimentale, è già da tempo in crisi con analoghe gravi carenze del personale e quindi non in grado di supportare né di integrare il personale del Trasfusionale. L’importanza del Centro Trasfusionale, come anche del Laboratorio Analisi nelle sue funzioni, è fondamentale per la corretta gestione delle analisi e della trasfusione di sangue ed emocomponenti. E’ una delle due-tre attività sanitarie regolamentata da leggi e da prescrizioni a livello europeo (Trasfusionale, Igiene e Radiologia) proprio in considerazione delle gravi conseguenze possibili causate da errori da stress o da sovraccarico di lavoro. Da troppo tempo ormai il personale operante sta pagando le scelte di politica economica della Regione che preferisce impiegare le risorse per programmi di discutibile utilità (specie in un territorio come quello marchigiano) come la creazione di ospedali unici provinciali Il Popolo della Famiglia sollecita pertanto la Regione e l’Amministrazione dell’ASUR ad una veloce soluzione della presente e prossima carenza del personale tecnico di laboratorio del Dipartimento dei Servizi di Urbino, in quanto il loro corretto funzionamento ha implicazioni anche a livello della sicurezza di emocomponenti ed emoderivati, ma anche in tutti i reparti nella regione in cui il personale sanitario sia in sotto numero o in fase di pensionamento al fine di garantire il necessario livello di prestazioni sanitarie e tutelare la salute dei cittadini». 

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