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JESI, 16 settembre 2020 - Una società civile non può permettersi di considerare la disabilità una semplice voce di bilancio, da tagliare all’occorrenza. Nel corso degli anni le famiglie che includono un membro diversamente abile hanno visto sempre di più la riduzione del servizio Sollievo, in favore di bonus economici. Si parla di famiglie spesso monoreddito, dove i bonus risultano comunque inadeguati e, soprattutto, non coprono quelle che sono davvero le necessità del disabile e di chi lo circonda: la gestione competente della condizione e il bisogno di tempo.

Fornire servizi di assistenza domiciliare e di presa in carico è vitale, perché consentono a chi è coinvolto di trovare respiro, di riappropriarsi di quel tempo necessario a riprendersi quotidianamente da una situazione spesso satura di criticità, avendo la consapevolezza che, nel mentre, il proprio familiare diversamente abile è seguito da personale competente e formato. Un nucleo familiare assistito dai servizi, e non lasciato a se stesso con un assegno in mano, diviene una componente attiva e produttiva della società. I disabili non divengono più un costo, ma un investimento, perché inserirli in percorsi adeguati aumenta enormemente le loro possibilità di una futura indipendenza. A questo fine, diviene necessario innanzitutto ripensare le Unità Multidisciplinari Età Evolutiva (UMEE) ed Età Adulta (UMEA), gli organismi deputati all’accertamento della disabilità e alla pianificazione del percorso di vita della persona interessata. Tali unità vanno non solo potenziate sotto il profilo dei fondi e del personale, che deve essere completo in tutte le figure necessarie (assistenti sociali, neuropsichiatri, operatori della riabilitazione, psicologi, pedagogisti e consulenti specialisti per la patologia segnalata) ma soprattutto essere inquadrate nell’ottica del bisogno e non del budget. Loro compito è segnalare ogni elemento necessario per i percorsi, e sottoporre poi la questione agli organi decisionali.

Una corretta pianificazione consente di inserire, con i corretti tempi personalizzati, il disabile in un contesto sempre più vicino all’autosufficienza, mantenendo la famiglia inserita in una rete attiva di servizi (centro diurno, sostegno psicologico, attività gestite dal pubblico e dell’associazionismo, terapie mirate) capace di sostenerla sino a quando, nella maggior parte dei casi, essa non possa più farsi carico del familiare disabile. Il sopraggiungere dell’anzianità dei genitori deve essere adeguatamente coperto dalla comunità, per questo i progetti “Dopo di Noi”, che prevedono l’accoglienza e la presa in carico delle persone diversamente abili non più sostenute dal proprio nucleo d’origine, risultano essere di fondamentale importanza e una delle possibili tappe finali di quel percorso di progettazione che inizia con le Unità Multidisciplinari.

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