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Decreto sisma, Ceriscioli: «Pronti a una protesta istituzionale se uscirà vuoto»

Il presidente della Regione sollecita i parlamentari ad essere in prima linea: «Senza nuove regole la ricostruzione sarà lentissima, occorre accelerare»

«Decreto sisma, così non va». Torna a ribadirlo il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, che, a margine dei lavori dell’Assemblea legislativa, non esclude «una manifestazione di protesta istituzionale, se il decreto uscirà vuoto dalle aule parlamentari. Dopo tre anni dal sisma e due dalla ricostruzione, non dare risposte significa condannare questi territori a una lentissima agonia. Cosa per noi inaccettabile. Chiediamo ai nostri parlamentari di essere in prima fila, ora che stanno votando gli emendamenti. Più che i banchi parlamentari, non deve essere il decreto vuoto dei contenuti essenziali per la nostra popolazione, per la nostra regione, per il nostro futuro. Senza nuove regole, continuando con le vecchie e datate disposizioni normative, non si andrà avanti, con il rischio di accumulare un ritardo enorme e scoraggiare i cittadini a ritornare nelle aree interne».

Il presidente ha ricordato quelle che sono disposizioni «minime, ma utili ad accelerare la ricostruzione», chieste dalle Regioni: «Il decreto era partito con alcuni aspetti diciamo minimi, che aveva bisogno di essere potenziato, invece è uscito dalla Commissione addirittura indebolito rispetto al primo impianto». I tratti essenziali, come li ha definiti il presidente «sono quelli dalla ricostruzione privata che ha bisogno di un meccanismo rapido: da una parte l'autocertificazione fatta dal professionista, che va tutelato riconoscendo lo stato di fatto di un immobile come suo stato di diritto. Bisogna togliere il gravame di responsabilità che preoccupa il professionista, eliminando passaggi amministrativi preliminari all’inizio dei lavori. Questo darebbe già una spinta enorme alla ricostruzione privata. Sul fronte della ricostruzione pubblica, invece, occorre applicare i limiti europei, cioè quello che nelle gare già si applica in Europa. Ad esempio, sulla procedura negoziata, che è la più semplice, l’Europa ci dice che la possiamo utilizzare fino a 5 milioni di euro, in Italia si può utilizzare fino a 250 mila. Nella ricostruzione, che prevede addirittura passaggi in più all’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), accogliere questo emendamento significa rendere molto più rapide le gare per i tanti progetti che stanno arrivando».

Altra questione dirimente, sollevata dal presidente Ceriscioli, è quella del personale: «Abbiamo ormai personale formato che va stabilizzato, non si può andare avanti con incertezza fino all'ultimo giorno o proroghe di anno in anno. Il rischio è che queste persone trovino un’altra occupazione, depauperando quelle professionalità che sono cresciute dentro il sisma». Un’altra questione essenziale riguarda gli incentivi alle imprese e la defiscalizzazione di questi territori: «Sono l’altra gamba della ricostruzione. Non chiediamo ulteriori finanziamenti perché ci sono già. Quello che serve sono invece condizioni fiscali più favorevoli, che vanno a potenziare quegli investimenti utili a impiantare imprese, a creare lavoro, a motivare la gente per restare nell’area interna. L’alternativa a queste risposte mancate, saranno forme di protesta che siamo pronti ad attuare».

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