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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

In prima linea contro il Covid, ora "dimenticati": «Negato lavoro stabile agli operatori sanitari»

Parole del Presidente del Consiglio regionale Dino Latini, che interviene sulla precaria situazione dei lavoratori della sanità in prima linea contro il Covid

ANCONA - «Sale come un grido di dolore l'istanza degli operatori della sanità chiamati per sostenere l'onda devastante della pandemia Covid 19. Dal marzo 2020 in avanti sono stati volontari e in prima linea a contrastare il virus, dando il loro preziosissimo servizio alla causa della sanità marchigiana e dell'assistenza ai colpiti dal Covid 19. Sono infermieri, oss e altri categoria di lavoratori che hanno costituito la grossa base di rinforzo negli ospedali della nostra regione dal momento più cruento dell'aggressione del virus ad oggi». Parole del Presidente del Consiglio regionale Dino Latini, che interviene sulla precaria situazione dei lavoratori della sanità in prima linea contro il Covid. 
 
«Ora a queste persone viene in buona parte negata la stabilizzazione del posto di lavoro. Se è vero che questa non è stata garantita è anche vero che la necessità del loro impiego sommato a quanto hanno dato alla comunità marchigiana in questi due, impone una generale riflessione per trovare una soluzione. Le delegazioni degli operatori sanitari che per forza mi hanno voluto incontrare per esternare la loro protesta, evidenziano come chi si offre di dare un servizio in più ad alto rischio in un momento cruciale della  guerra al Covid -19, appena terminata l'emergenza vengono dimenticati. Non è così, la Regione Marche sono certo non dimentica tutti gli operatori che per servizio o per volontariato per dovere o per solidarietà hanno speso la loro vita in questi duri mesi di battaglia contro il virus.- continua Latini- solo che le norme esistenti e i limiti imposti dallo Stato sulla spesa sanitaria non consentono la stabilizzazione di tutti gli operatori  sanitari interessati. Difficile da comprendere da chi senza pensarci ha dato la sua disponibilità di servizio verso il prossimo malato e a rischio vita e che ora  si vede dire grazie e arrivederci.  Una soluzione va individuata in qualche modo. Questo è il mio appello da Presidente del Consiglio delle Marche. Non è un invito alla spesa facile o scaricare le istanze su gli organi amministrativi della  Regione sottoposti giornalmente a stress finanziari ardui, visto il contesto epocale di pandemia - guerra - schok energitco e rialzo dei prezzi e inflazione. Non lo dico neppure solo per prendere una benevole posizione rispetto a determinati lavoratori che sentono tradite le loro attese, pur se non promesse da nessuno. Si tratta invece di tenere unità la compatibilità di diversi soggetti su un tornante della nostra storia regionale e nazionale che è storico, la cui portata segnerà un'epoca, ed a cui tutti siamo chiamati per un sforzo maggiore e diverso di impostazione e di valutazione.

«Tutto è cambiato in soli 24 mesi e nulla può essere più letto con la mentalità e le norme di prima del febbraio 2020- prosegue il presidente- Solo una grande tenuta sociale e solidaristica della nostra società in cui le istanze di chi si sente parte attiva e generosa abbia un riconoscimento di valori e di meriti, può rinsaldare le basi forti di tutta l'organizzazione della pubblica amministrazione e della distribuzione dei suoi servizi. Ampliare l'impegno perché tutti concorrano sullo stesso binario a uscire dal tunnel in cui all'improvviso la storia ora ci ha cacciato, costituisce la responsabilità e la sfida dei rappresentanti dei cittadini e dei cittadini stessi. Nel caso specifico,  a mio avviso, la ricerca di una qualsiasi soluzione normativa e regolamentare  e provvedimentale non consentirebbe solo la stabilizzazione degli operatori socio sanitari interessati, ma darebbe  prima di tutto la certezza che esiste un ordinamento  di comunità locale regionale in grado di assumere sulle sue spalle la fatica di non dimenticare l'importanza di agire insieme e di ricordare chi lo ha fatto, i sui meriti, la sua importanza,  fissando ancora più quanto è immanente e incommensurabile la tutela della vita delle persone e quanto sia fondamentale garantire l'assistenza. Diversamente si aprirebbe una ferita non più ricucibile di chi si sente usato nell'emergenza e poi buttato nel dimenticatoio, la cui amarezza si trasformerebbe di sicuro in rabbia  verso le istituzione "nemiche" e contribuire ad alimentare il senso di incertezza tra gli assistiti di una pubblica amministrazione lontan nel momento del bisogno. La Regione Marche so che non è così e non lo sarà anche in questo frangente così drammatico e per questa situazione così particolare ma emblematica, in cui cerca di dare fiducia ai concittadini marchigiani»

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