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CasaPound apre la sede: «Giustizia sociale e no al multiculturalismo dei quartieri ghetto»

Abbiamo intervistato il coordinatore di CasaPound ad Ancona che nei prossimi giorni inaugurerà una nuova sede con l’arrivo del segretario nazionale Simone Di Stefano

Per la prima volta nella provincia apre una sede di CasaPound Italia ad Ancona. Presto l’inaugurazione con l’arrivo del segretario nazionale Simone Di Stefano per celebrare il via ufficiale di un’attività politica, che parte da 80 tesserati in tutta la provincia. Il riferimento è il coordinatore, ed ex candidato alle scorse elezioni Politiche, Emanuele Mazzieri. 

Senta Mazzieri, ma perché avete pensato di aprire una sede proprio al Piano? «Il posto non è stato scelto a caso perché è un quartiere difficile di Ancona, per cui vogliamo dare un segno alla città, presentandoci come baluardo di italianità in un luogo troppo multietnico per i nostri gusti, vogliamo essere appiglio per gli italiani rimasti nel quartiere».

Quindi concretamente in cosa consisterà la vostra attività politica per il capoluogo adesso che avete un luogo fisico dove riunirvi? «CasaPound apre ad Ancona perché già da prima c’era un gruppo umano che faceva attività sul territorio. Pensiamo di poter essere come un sindacato del popolo per cui le attività andranno dai servizi più strettamente sociali rivolti al cittadino. Abbiamo pronte tante attività come un doposcuola, con un paio di maestre volontarie che aiuteranno i ragazzi a fare compiti, lanceremo servizi di patronato e daremo una mano a presentare domande lavoro a chi è in difficoltà, anche un servizio di assistenza legale per le cause di lavoro».

Senza dare nulla per scontato, vengono prima gli italiani? Quello è scontato, lo stesso slogan “Prima gli italiani” è un marchio che il nostro segretario nazionale Simone Di Stefano aveva addirittura registrato in tempi non sospetti, nonostante oggi se ne faccia un certo abuso da parte di certi politici. 

E se dovesse presentarsi un cittadino di origini straniere, magari regolare, che vi chiede una mano? Partendo dal presupposto che la cosa è quasi inverosimile, se è regolare o anche nel caso in cui si tratti di una persona disagiata che chiede un pacco alimentare, siamo pronti a dare una mano senza chiedere la carta di identità». 

Ma perché vi preoccupano così tanto aree come gli Archi e il Piano di Ancona, ci sono molti stranieri, è vero, ma sono il problema? «Il modello multiculturale è sbagliato. Basta vedere i numeri dei reati della microcriminalità: guarda caso sono più alti nei due quartieri dove la percentuale degli stranieri arriva quasi al 50%. Penso che ci sia correlazione».

E non vi rassicura il fatto che, di recente il consiglio comunale abbia introdotto il vigile di quartiere, su proposta della Lega tra l'altro, con cui non siete così in disaccordo su certi temi? «Si susseguono, ormai quotidianamente, notizie di crimini, abusi ed eccessi ad opera di immigrati, da ultimo il caso di due africani che bivaccavano, ubriachi a tal punto da non reggersi in piedi, lungo la scalinata del palazzo della Rai. Quartieri come il Piano o gli Archi, i quali vengono spesso presi ad esempio di multiculturalismo, sono diventati invivibili. Ci rendiamo conto che queste problematiche non sono di facile soluzione, ma un numero maggiore di vigili urbani nei quartieri non può che avere un effetto limitato. A ciò si dovrebbe aggiungere anche una maggiore presenza di Polizia e Carabinieri, soprattutto nelle ore notturne, l’estensione dell’uso del Daspo urbano, una più alta certezza della pena e delle espulsioni. Ad Ancona anni di amministrazioni targate Pd, che si sono sempre nascoste dietro le lenti dell’ideologia per non affrontare il problema della sicurezza, hanno permesso la nascita di veri e propri quartieri ‘ghetto’, i cui disagi sociali stanno esplodendo sotto gli occhi di tutti».

Qualcuno guarderebbe a queste idee come fasciste. Voi siete fascisti? «Da dove viene CasaPound è chiaro a tutti. Noi ci sentiamo eredi di quel periodo storico che poi ha portato all’Msi e poi ai vari partiti come Alleanza Nazionale e Fiamma. Poi è ovvio, tutto ciò va contestualizzato: non ci vedrete andare in giro con il fez in testa o con tenute folkloristiche».

Quindi cosa significa essere eredi del fascismo o comunque, per usare un termine chiarificatore, fascisti del nuovo millennio? «Significa non limitarsi a fare politica nel periodo elettorale ma 365 giorni all’anno, significa essere un sindacato del popolo, operare nel volontariato civico come nel caso delle collette alimentari, come una consulta, opporsi ad uno sfratto e tutta una serie di attività politiche».

Visto che ha parlato di elezioni, vorreste candidarvi alle prossime? «La scorsa volta non ci siamo presentati per 80 firme. Ora abbiamo 5 anni per radicarci nel nel territorio, partendo dalle nostre idee in ambito nazionale, cioè lotta all’ultraliberismo di mercato e, nello scontro tra sovranisti e mondialisti, noi ci collochiamo tra i primi. Sicuramente proveremo a candidarci alle prossime comunali e per allora avremo avuto tutto il tempo per generare un nostro programma politico della città». 

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