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Baby gang ad Ancona, Fratelli d’Italia-AN: «Siamo all'emergenza»

Fdi accoglie positivamente la richiesta del Questore di mettere in campo una decina di agenti aggiuntivi nei quartieri a rischio

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

«La criminalità minorile ad Ancona - denuncia Angelo Eliantonio, Portavoce comunale FdI-AN - è un problema serio, che non è più rinviabile, un vero e proprio allarme sociale. Non siamo di fronte a fatti isolati e la sensazione è che il fenomeno sia sempre più massiccio nella nostra città. Ce ne occupiamo da tempo perché la questione è di difficile risoluzione in quanto in molti casi la giovanissima età di chi compie questi atti è al limite dell'imputabilità e per questo la prevenzione e la dissuasione diventa fondamentale. Un presidio coordinato delle note zone sensibili del centro in cui questi ragazzi delinquono e un grande lavoro di sensibilizzazione culturale e sociale che riguarda anche il ruolo delle loro famiglie sono elementi imprescindibili. Accogliamo positivamente la richiesta da parte del Questore Capocasa di una decina di agenti aggiuntivi incaricati di sorvegliare i quartieri in questione, l'efficiente impegno della Procura dei minori e il progetto dell'amministrazione comunale, seppure colpevolmente tardivo, di istallazione dell'impianto di videosorveglianza in Piazza Malatesta e il ripristino dello stesso già presente in Piazza Roma. Inoltre da implementare è l'azione di controllo sanzionatoria agli esercizi commerciali, molto spesso gestiti da extracomunitari, che vendono irresponsabilmente alcolici ai minori nonostante le vigenti normative lo vietino».

«In questa città i fenomeni sociali - prosegue Fabrizio Del Gobbo, Dirigente nazionale FdI-AN - arrivano puntualmente con 20 anni di ritardo. Il degrado dilagante non lo troviamo più solo nelle periferie ma ormai sempre più nel centro di Ancona; questo tema non è mai stato affrontato concretamente dalle amministrazioni comunali degli ultimi 15 anni. Il problema della criminalità giovanile è una causa della cosiddetta teoria delle finestre rotte: disordine urbano e vandalismo generano criminalità aggiuntiva e comportamenti anti-sociali. Mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati, gli atti vandalici, la deturpazione dei luoghi e il bere alcolici in pubblico contribuisce a creare un clima di ordine e legalità che riduce il rischio di crimini più gravi. Così ad esempio l'esistenza di una finestra rotta (a cui il nome della teoria) potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale».

«L'emergenza minori in realtà è un'emergenza famiglia, che di fatto è emergenza genitori, in particolare un'emergenza padri. I genitori sono spesso inadeguati, assenti, le coppie conflittuali, sia per le separazioni che senza separazioni. Si è persa la funzione educativa - ha detto il Portavoce regionale FdI-AN Carlo Ciccioli - padre e madre non hanno autorevolezza, non danno regole, si accontentano di dare le cose e di dire che vogliono bene ai figli. Tutto sbagliato, devono insegnare, i genitori non devono essere degli amici, devono contenere la ribellione trasgressiva tipica degli adolescenti, devono dare valori, devono dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Altrimenti i minori non hanno identità, non hanno limiti, tutto è possibile, anche le cose peggiori. Difendere i figli quando sono indifendibili non è un atto d'amore ma un grave errore con conseguenze devastanti. Le agenzie educative che sono la famiglia, la scuola, le società sportive, le parrocchie, devono riprendere il ruolo fondamentale di formazione della persona, insegnare il senso della vita e le responsabilità. Le vite sregolate vanno sanzionate, l'alcol, la cannabis e tutte le sostanze sono pericolose, soprattutto nella fase della maturazione psichica del cervello, le attività illecite in famiglia o tra gli amici vanno punite. I servizi pubblici, dai consultori familiari ai distretti sociali, dai servizi per le dipendenze a quelli psichiatrici hanno difficoltà anche legislative ad intervenire efficacemente e talvolta cercano di eludere i casi per non avere problemi. Le risorse fondamentali devono provenire dal volontariato, dai centri di ascolto - ha concluso Carlo Ciccioli, medico psichiatra - che proprio perché sono attività di privato sociale e no profit hanno molte più possibilità di agire al di fuori delle regole rigide delle istituzioni e delle leggi, entrando nelle famiglie e sostenendole».

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