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Caccia, Il M5S all’attacco: «Lo storno va preservato. Aguzzi smetta di alimentare tensioni»

La componente della commissione al Senato Donatella Agostinelli si è schierata contro l’assessore regionale all’ambiente Stefano Aguzzi. Nell’occhio del ciclone i recenti provvedimenti adottati

«La recente diatriba fomentata dall’assessore regionale all’Ambiente Stefano Aguzzi, contro i recenti provvedimenti introdotti dalla Regione Marche sulle limitazioni della caccia degli storni e il divieto di utilizzo di richiami imposto dal Tar, è stata inutile e sterile. Lo storno non è una specie cacciabile e il suo prelievo è consentito solo in occasioni straordinarie: Aguzzi, cacciatore nel tempo libero, sta alimentando una questione che dovrebbe essere già chiusa e solo per favorire il proprio hobby personale». Lo afferma la componente della Commissione Agricoltura e Pesca al Senato del Movimento 5 Stelle, Donatella Agostinelli.

«Stiamo parlando di un’attività ludica che, se non gestita in modo consapevole, rischia di creare gravi danni all’ecosistema territoriale – ha ricordato la senatrice - La limitazione del prelievo dei capi di storno, portata da 80 a 20 mila unità, è una decisione presa dall’assessorato alla Caccia in conformità al parere dell’Ispra e alla successiva diffida ministeriale. La necessità primaria è quella di preservare la fauna autoctona e perciò è necessario seguire le normative europee e italiane sulla gestione della caccia, senza cercare escamotage o di aizzare maggiormente le folle di cacciatori».

«Anche l’appello fatto alla prevenzione ai danni all’agricoltura, infatti, non sta bene in piedi: i danni dichiarati non sono sufficienti a permettere una deroga sulla caccia allo storno, poiché non classificabili come gravi. Dunque, spero che le tensioni sul capitolo venatorio cessino definitivamente e che non si assista più ad uno sforamento di ruolo e ambito come è accaduto con Aguzzi, il quale ha preteso in quest’occasione di sostituirsi all’assessore alla Caccia. L’abbattimento di specie protette per divertimento non è più una pratica sostenibile: ad impoverirsi non sarebbe solo fauna, ma, ed è bene ricordarlo, l’ambiente stesso».

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