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Immobili, 60100: “Ad Ancona attivo l’Ufficio Complicazione delle Cose Semplici”

Tombolini: “Per la demolizione del Palazzaccio, che poteva essere facilmente recuperato, la Mancinelli non si è fatta un problema spazzandolo via con una tempestività fulminante, ma per il resto della città?”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

Osservando i tanti immobili, anche vuoti, di proprietà comunale o pubblica possiamo osservare senza problemi che molti edifici sono, o sono stati, occupati dalle scuole, effettivamente abbiamo il grande “parco” istituti che possiamo suddividere in quelli usati dalla Provincia, come il Nautico, poi ci sono quelli di proprietà provinciale, come l’ex Savoia, che aspettano di essere riutilizzati in un progetto di città serio e completo, infine ci sono gli istituti di proprietà comunale che ogni volta cambiano destinazione d’uso e, di tanto in tanto, vengono aggiunti all’elenco dei sogni degli immobili in vendita per fare cassa, vedi l’ex-Ipsia. A completare il quadro poi si aggiungono i palazzi degli enti pubblici di vario livello che rimangono vuoti, con amministrazioni che pagano a privati canoni principeschi.

A corollario di tutto vi è la legge Regionale n.22 del 23.11.2011 “Norme in materia di riqualificazione urbana sostenibile “ che prevede forme di perequazione urbanistica, forme negoziali dei diritti edificatori,  programmi operativi di riqualificazione urbana “cosiddetti PORU”, che in una visione strategica di riassetto territoriale potrebbero essere molto utili a modellare il nostro territorio, ma che per la nostra città purtroppo sembra non esistano. Con questa legge regionale sarebbe possibile e prevedibile ragionare in termini di delocalizzazione dei volumi; tecnicamente un volume costruito decolla, attraverso la demolizione, e la medesima volumetria viene iscritta in un registro dei diritti edificatori, che rimango in capo al proprietario dell’immobile e che l’amministrazione, attraverso un’attività concertata, destina in aree e per usi diversi.

Sulla base di queste semplici valutazione sarebbe auspicabile, come succede in altre città, la nascita di un tavolo di concertazione tra enti territoriali per verificare se sia possibile prevedere di arrivare ad una razionalizzazione della trama urbana esistente pensando magari anche alla creazione di spazi ad uso pubblico, ragionando alla creazione di piazze o aree per servizi attrezzati per il cittadino al posto delle  brutte costruzioni, per le quali prevederne il riuso è difficile.

Che qualcuno pensi a come risolvere il problema di un’area sul fronte del porto, in cui ci sono reperti archeologici da valorizzare in chiave turistica, per realizzarvi un “edificio a ponte”, mi sembra solamente che serva per continuare ad inseguire ragionamenti fuorvianti ed inconcludenti  che fanno il paio con quelli di chi continua a ragionare in termini di recupero di un complesso, come l’istituto Nautico, che per architettura, posizionamento e costi di valorizzazione potrebbe essere tranquillamente demolito.

Per la demolizione del Palazzo di Posatora “cosiddetto Palazzaccio” che in effetti poteva, quello sì essere facilmente recuperato,  la Mancinelli non si è fatta un problema spazzandolo via con una tempestività fulminante, per il resto della città sembra che “l’Ufficio Complicazione delle Cose Semplici (UCCS)”, nuovo nato nella riorganizzazione della macchina comunale, continui ad imperare!


Stefano Tombolini (60100 Ancona)

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