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L'orto al posto del banco, ecco come a scuola si impara il rispetto dell'ambiente

L’iniziativa della scuola in collaborazione con il Comune e con Legambiente ha permesso ai giovanissimi alunni di fare un’esperienza a contatto diretto con la terra

Quando Giulia, volontaria di Legambiente, prende in mano una piccola pianta e chiede ai piccoli alunni della scuola primaria Conero di quale specie si tratta, la risposta è unisona e precisa: «Alloro!». I giovanissimi studenti hanno iniziato la conoscenza della natura con il piede, anzi con le mani giuste. Quell’alloro l’hanno piantato oggi pomeriggio con le loro stesse mani nel giardino della scuola durante la Festa dell’Albero 2017. 

L’obiettivo di Legambiente e della dirigenza scolastica è quello di sensibilizzare gli alunni sui rischi e le conseguenze di incendi, siccità ed ecomafie. «Il primo passo per insegnare ai ragazzi il rispetto dell’ambiente sta proprio nei piccoli gesti, quelli che loro possono fare autonomamente sia a scuola che a casa» ha detto Giulia Sestilli, dell’Ufficio Campagne di Legambiente Marche. 

«I bambini a turno nelle varie classi si avvicendano nel nostro giardino e danno luogo a queste piantumazioni in un pomeriggio che vede a seguire l’evento conclusivo del primo progetto relativo allo slow-food» spiega la dirigente scolastica del comprensivo Augusto Scocchera, Maria Costanza Petrini. Il progetto a cui si riferisce la preside si chiama “Orto in condotta” ed è finanziato dal Comune di Ancona. «E’ un’opportunità di contatto con la natura attraverso il cibo- spiega Ugo Pazzi, presidente di Slow Food Marche - come Slow Food pensiamo che il cibo sia centrale per l’esperienza quotidiana e per l’attenzione all’ambiente. L’orto diventa un’occasione per parlare alle future generazioni del cibo e di come si produce, di come si trasforma, della biodiversità e della stagionalità». I bambini si occupano direttamente di alcune fasi della coltivazione: «fanno la semina, annacquano, tolgono le piante infestanti e si occupano della parte meno faticosa e pericolosa coadiuvando il lavoro svolto dai nonni ortolani»
 

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