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“La perseveranza è il laboratorio sperimentale della speranza”: Salvatore Natoli a “Le parole della filosofia”

Il grande filosofo ha pubblicato un libro sulla Perseveranza, una virtù che "nel linguaggio corrente ricorre ormai poco e, se non è caduta del tutto in disuso, ha perso di certo rilevanza. In ogni caso, ne ha perso il carattere sostantivo"

Potrebbero definirsi “Parole controtempo” quelle di cui si parla al teatro Sperimentale durante gli incontri con i filosofi nell’ambito della rassegna promossa da Giancarlo Galeazzi, presidente onorario della Società filosofica italiana di Ancona.

Dopo il “coraggio”, di cui ha parlato il giovane Diego Fusaro, giovedì 24 aprile alle ore 21 sarà la volta della “perseveranza” con il noto pensatore italiano Salvatore Natoli. Solo qualche settimana fa, il grande filosofo ha pubblicato, per l’editore Il Mulino (nella collana dedicata a “parole controtempo”, appunto) un libro sulla Perseveranza, una virtù che “nel linguaggio corrente ricorre ormai poco e, se non è caduta del tutto in disuso, ha perso di certo rilevanza. In ogni caso, ne ha perso il carattere sostantivo”. Ora, se una parola viene a mancare  “è probabile sia venuta meno anche la pratica che designava”. Eppure, la perseveranza è uno “stile morale necessario per tenere fede alle proprie convinzioni a fronte delle più dure difficoltà”, è il “laboratorio sperimentale della speranza”.

Da qui la necessità, secondo Salvatore Natoli, di “riprendere la parola perseveranza in tutta la forza della sua tradizione per accertare se è davvero divenuta superflua per affrontare i problemi dell’oggi oppure è proprio ciò che oggi ci manca e – aggiunge il filosofo - da cui si può ripartire” perché nel tempo del provvisorio c’è bisogno di “quel modo d’agire caratterizzato dalla persistenza nel tempo”.

Natoli invita a riprendere l’esercizio della perseveranza, propria di “chi fortemente crede e non tanto al realizzarsi delle speranze ma all’obbligo morale di operare per esse comunque, perché giuste”, quindi “continua a lottare per un’idea, anche quando le smentite della storia spingono ad abbandonarla. E lo fa perché i fallimenti non sono sufficienti a intaccare la bontà del fine e meno che mai a persuadere che sia davvero irrealizzabile”. Fedeltà e fiducia appaiono le condizioni per riappropriarsi della perseveranza: “nulla può essere mai conquistato, se viene abbandonato” così si chiude il libro di Natoli.

Salvatore Natoli (nato a Patti nel 1942) è professore ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Milano Bicocca. Oltre alle due monografie su L’esperienza del dolore (Feltrinelli, 1986) e La felicità di questa vita (Feltrinelli, 2001), è autore tra l’altro di: L'edificazione di sé. Istruzioni sulla vita interiore (Laterza, 2010), Il buon uso del mondo. Agire nell'età del rischio (Mondadori, 2010), Guida alla formazione del carattere (Morcelliana, 2006), Stare al mondo: escursioni nel tempo presente (Feltrinelli, 2002) e Parole della filosofia o dell’arte di meditare (Feltrinelli, 2004), con cui ha vinto i Premi filosofici “Viaggio a Siracusa” e “Castiglioncello”.

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