Mostre, "Chiaroscurochiaro" a cura di Carlo Cecchi
Mostra d'arte contemporanea "Chiaroscurochiaro" dell'artista CARLO CECCHI dal 9 al 31 maggio 2015
a cura della Galleria Puccini, Annamaria Alessandrini, Tiziana Torcoletti
Inaugurazione: sabato 9 maggio alle ore 18,00 Orario: dal martedì alla domenica ore 17,30-19,30
"Nel perseguire il suo obiettivo di promozione culturale e divulgazione artistica, la Associazione Culturale Galleria Puccini propone autori marchigiani che si sono particolarmente distinti nel campo delle arti visuali.
Con la mostra "Chiaroscurochiaro" presentiamo CARLO CECCHI , affermato artista tra i più conosciuti a livello nazionale ed internazionale, con un nutrito ed importante curriculum. Il suo lavoro, che sconfina nella scultura, nel mosaico e in altri linguaggi , è dotato di forte riconoscibilità , è presente in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero ed è oggetto di testi di critici dell'arte di riconosciuto prestigio. Le sue opere sono presenti in testi di arte contemporanea e regolarmente nelle più autorevoli riviste specialistiche. La mostra consiste nella presentazione di una serie di opere inedite.(...)"
(Annamaria Alessandrini)
"L'origine dell'arte disegnata affonda le sue radici ai primordi della civiltà, quando gli uomini usavano rappresentare ciò che facevano e vedevano con l'intento di propiziare o esorcizzare le sorti che ruotavano attorno alla loro quotidianità costituita dalle azioni essenziali alla sopravvivenza della comunità.
Carlo Cecchi ama il disegno più della pittura per la sua immediatezza, e attraverso il segno del carboncino ad olio sulle stratificazioni di carte stirate recupera il gesto segnico originario dettato dalla immediatezza delle emozioni, arricchendolo di un imperativo morale che lo porta alla rivendicazione del ruolo stesso dell'artista.
La modernità della sua arte consiste nella capacità di unire il primordiale gesto emotivo del segno con il quale combina la bellezza estetica di ciò che più lo affascina ad una rabbia più che mai attuale scatenata da eventi vicini al nostro tempo, come la recente e continua distruzione di opere d'arte da parte dell'ISIS nei luoghi in cui è nata la civiltà della bellezza e che egli riversa sulle carte e sui legni in forma di forte disagio nei confronti delle vicende del mondo.
La passione per il segno e per la bellezza estetica del mondo si uniscono alla decisa concezione del ruolo attivo dell'artista (e più in generale dell'intellettuale) come protagonista sociale: Cecchi rivendica il diritto di vivere gli avvenimenti globali e di stimolare le coscienze eludendo l'inganno del sistema consumistico che lo vorrebbe solo narratore degli aspetti privati della propria esistenza.
Il suo interesse per la cultura popolare nulla ha a che fare con la celeberrima corrente del secolo scorso, al contrario, procede in direzione della riscoperta di una cultura primigenia che si esprime attraverso una arte fortemente segnica debitrice concettualmente dell'eredità marchigiana di Lorenzo Lotto e di Piero della Francesca, e del più universale Giotto, maestri molto amati dall'artista.
Dall'espressione del dolore e dello sgomento universali rappresentati dal segno nero spesso e volentieri contrappuntato in giallo si passa all'introspezione più intima e diretta dell'anima umana con uno o più ritratti collocati in mostra. Si tratta di piccole tele dedicate a grandi artisti e intellettuali come Gino De Dominicis, Arturo Schwarz, e Amedeo Modigliani, dove i colori diventano accesi e squillanti seppur sempre nella loro ristretta gamma: nero per lo sfondo e poi viola e l'amato giallo che illumina i volti come una luce puntata sul genio di questi grandi uomini.
I soggetti di Carlo Cecchi, siano essi animali o esseri umani, non sono mai al centro di un'indagine psicologica o di uno scandaglio emotivo, in essi non si riversa un sentimento espresso dal loro volto, ma la ricerca dell'artista si sofferma sulla pura rappresentazione estetica del momento transitorio tra il principio e la fine, di un attimo sospeso nel tempo che egli stesso definisce come l'inganno più grande della nostra esistenza.
Il tempo impostore ci illude, e l'arte si rende complice di una menzogna universale vivendo eternamente in un momento che non è mai finito." (Giulia Naspi)
Biografia:
Carlo Cecchi ,di origine toscana ,nasce a Jesi nel 1949 vive e lavora abitualmente tra Jesi e Roma.
Frequenta l'Istituto d'arte di Ancona, presieduto dallo scultore Mannucci, dove conosce il critico Vittorio Rubiu che lo seguirà anche in seguito. Nel contempo è musicista.Si diploma all'Accademia di Belle Arti di Urbino e tra i suoi docenti ci sono Concetto Pozzati ,Pierpaolo Calzolari ,Giovanni D'Agostino,Mario Ceroli,Alberto Boatto ,Tommaso Trini e altre figure importanti dell'arte contemporanea. Tiene le prime mostre che è ancora studente, in quella fase il suo lavoro è di tipo concettuale,ma il suo linguaggio si modifica quasi subito ritrovando nella pittura e nel disegno il suo vero linguaggio . Tra le sue collaborazioni figurano letterati ,poeti con cui condivide eventi e partecipazioni. Opera in gallerie e musei e attua mostre realizzando istallazioni in relazione con la complessità degli spazi presenti, inoltre ama operare in luoghi inconsueti atti a funzioni diverse dall'arte. La sua pittura coesiste con esperienze di scultura ,mosaico, scenografie e realizza testi di scrittura che talvolta vengono usati in rappresentazioni teatrali. Le sue opere sono presenti in collezioni private e in importanti musei d'arte contemporanea .Di lui si sono occupati critici e storici dell'arte di prestigio. Dal 1974 realizza molteplici mostre in importanti gallerie private e in spazi pubblici nazionali ed internazionali come la Biennale di Venezia ,la Biennale di Zagabria,il Premio Sulmona ,PAC di Milano ,Grenoble, Basilea,Ostenda ecc. E'stato docente nei Licei Artistici e vincitore di cattedra nelle Accademie di BB AA.