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Mauro Ermanno Giovanardi: «Con questo festival regalo il rock anni '90 ad Ancona»

Il musicista dei La Crus è anche il direttore artistico del festival "La mia generazione" che si tiene dal 5 all'8 settembre.

Torna il festival La mia generazione, seconda edizione di un'interessante kermesse musicale e culturale che si tiene dal 5 all'8 settembre, alla Mole e al Porto Antico di Ancona. Un evento tutto dedicato alle sonorità anni '90 e che prevende un calendario ricco di appuntamenti con ospiti importanti e internazionali. Ne parliamo con Mauro Ermanno Giovanardi, ideatore del festival e direttore artistico nonché membro dei La Crus, storico gruppo rock italiano degli anni '90 che sale sul palco l'8 settembre tra suoni, voci e immagini d'avanguardia.

Il festival è ai blocchi di partenza. Quali novità rispetto allo scorso anno?

«Diciamo che di certo c'è che l'evento dura un giorno in più e abbiamo dato un'aria più internazionale con artisti del calibro di Dave Rowntree, batterista dei Blur, che si esibisce in un deejay set il 5 settembre al Lazzabaretto. Inoltre, sabato 7 settembre, c'è l'atteso concerto dei Subsonica che festeggiano il ventesimo anno dall'uscita del loro Microchip emozionale».

I Subsonica la sera della notte bianca?

«Si, esatto. Si è pensato di fare un regalo alla città con un live speciale della band torinese al prezzo popolare di 15 euro. Se pensiamo che Samuel e soci si esibiscono nelle location più varie con biglietti che partono da 40 euro, la dice lunga sulla grande opportunità di partecipare a questo concerto che spero riscuota un grande successo».

Sinceramente, come ha accolto l'arrivo del festival la città di Ancona?

«Nel migliore dei modi direi. L'amministrazione comunale e l'assessorato alla cultura hanno abbracciato fin da subito l'idea di sostenere un evento che non fosse il classico festival tutto musica e casino, ma che, anzi, rappresenti uno spazio di pensiero e riflessione sul periodo storico e musicale. L'idea è creare un progetto di spessore e di nicchia che sia più simile ad un festival culturale che ad una discoteca all'aria aperta».

Quindi crede che gli anconetani saranno entusiasti di partecipare?

«Ne sono certo! L'anno scorso quando camminavo per corso Garibaldi le persone mi fermavano e mi ringravano per il lavoro che stavo facendo. A tutti gli eventi c'era sempre il pienone e c'era un'energia incredibile durante i concerti».

Ci sono tanti afecionados del genere rock-punk nostrano?

«Si ma non ci sono soltanto loro. Non voglio che si pensi ad un festival nostalgico per pochi. L'idea è quella di celebrare gli anni '90 con un connubio di cinema, musica e cultura. D'altronde l'idea di mescolare tutte le arti mi è venuta proprio ad Ancona durante la prima edizione nel 2018 e questo mi ha dato lo spunto per realizzare lo spettacolo di quest'anno».

Cioè?

«Sì, perché l'8 settembre La Crus torna sul palco con la performance "Mentre le ombre si allungano," spettacolo simbolo del nostro approccio artistico che nel passato è stato sicuramente di rottura e avanguardista. Ora lo riportiamo in scena e sarà molto impegnativo: si mescolano la recitazione, il canto e la danza insieme e ti assicuro che cantare seduti su un divano non è facile, perché ti chiude il diaframma ed è più complesso. Occorrono tante prove e sono mesi che stiamo perfezionando la performance e i passi. Sono certo che sarà emozionante da morire».

Un'ultima domanda: chi crede valga la pena ascoltare in cuffia oggi?

«Penso che il cantautore Motta sia il figlio legittimo della generazione di cantautori anni '90. C'è spessore, poetica e musicalità nelle sue canzoni. Anche Brunori più essere considerato un musicista di grande talento: la sua musicalità si rifà di più agli anni '60 e '70 e i suoi testi esprimono una verità che oggi è rara da trovare».

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