La sferzante ironia di Eduardo tra equivoci e dramma: su il sipario per "Ditegli sempre di sì"
OSIMO - Il teatro di Eduardo De Filippo approda a Osimo. Sul palco della "Nuova Fenice" l'associazione culturale Eureka porta "Ditegli sempre di sì"", con la regia di Massimo Russo. Lo spettacolo andrà in scena da giovedì 26 a sabato 28 gennaio (ore 21) e domenica 29 gennaio (ore 17,30).
Il testo
La commedia aveva un altro titolo: “Chillo è pazzo!” e fu scritta per Vincenzo, figlio di Eduardo Scarpetta, fratellastro di Eduardo, che la mise in scena nel 1928. Nel 1927 Eduardo rivisita il testo alleggerendolo dagli eccessi ed enfatizzandone l’intreccio e lo studio dei personaggi. L’opera nasce come la tipica commedia degli equivoci, a tratti esilaranti, che degenerano inesorabilmente, ma che rendono "comica" una condizione di vita assolutamente drammatica. Il testo affronta il tema “manicomi” evidenziandone con sferzante ironia il disagio e avviando il percorso di un percepito sociale che ne farà decretare la chiusura 50 anni più tardi. La farsa, un mondo che l’autore abbandonava. Abbandono che veniva vissuto come un tradimento e che gli costò la separazione con il fratello Peppino e, nel 1944, lo scioglimento della Compagnia “I De Filippo”. Una scelta non priva di rischi e sensi di colpa, ma ineluttabile per l’incontenibile voglia di Eduardo di diventare autonomo, liberare il suo genio, iniziare il lungo percorso che lo porterà dove vuole andare: verso l’analisi dell’umanità e della sua fragilità, non perdendo di vista “l’altra faccia della tragedia”, mai dimenticando l’ironia; come lui stesso recita in un prologo: “…la tragedia vera diventa farsa. Se non tocca noi”. “L’ultima farsa e la prima commedia” con la quale affrontò un tema sociale. Il malaffare, i figli non riconosciuti, il ritorno del soldato. “Il Sindaco del Rione Sanità”, “Filumena Marturano”, “Napoli Milionaria”: ecco le grandi opere della sua “maturità” di commediografo portate sulle scene di tutto il Mondo, sensibilizzando il pubblico su fenomeni sociali che all’epoca erano considerati veri e propri tabù. Educa divertendo e diverte educando. Siamo, appunto, tra le due guerre e il crescente interesse per la psicanalisi non lo lascia indifferente; la frequentazione di Luigi Pirandello, poi, ne completa l’opera. Non è ormai più tempo di ridere per ridere, la scrittura inizia a rispecchiare la sua vera natura: sempre ironica ma tormentata, acuta descrittrice delle umane debolezze, profetessa di cambiamenti sociali.
La trama
Michele è un pazzo «metodico», soffre di atavismo. Rinchiuso in un manicomio, solo uno psichiatra eccessivamente ottimista gli permette di tornare a casa di sua sorella Teresa, vedova, che nasconde il segreto della sua degenza per non danneggiarlo, e che lo riceve con grande spirito di accoglienza. All’apparenza lucido, socievole, cortese, in verità la sua follia è molto subdola; confonde i desideri con la realtà che lo circonda, eccede in perfezionismo e prende tutto alla lettera (“abbiamo il termine, usiamolo!”) fraintendendo le metafore, esasperando ogni ragionamento, coltivando il paradosso, con l’effetto di un crescendo rossiniano di risate che cessa senza il minimo preavviso.
La regia
«In questa messa in scena abbiamo lavorato molto sul personaggio e sulle “emozioni” (così difficili da esternare…) non esitando sulla comicità fine a se stessa o sulle singole intenzioni, ma lasciando spazio al “lavoro dell’attore in una squadra di attori” ed alla costruzione di una pièce che compenetri gioia e tristezza-spiega Russo- non è stato un lavoro semplice per nessuno, è stata però una bellissima esperienza. I tecnici hanno collaborato con disponibilità e creatività, le musiche originali del Maestro Claudio Rovagna hanno dato un grande valore aggiunto. Ho “preteso” molto da tutti. Li ho visti stanchi, ma mai lamentosi. Ho proposto sperimentazione, ci hanno provato senza chiedere. Abbiamo lavorato sul linguaggio del corpo, sul significato e non sul “significante”. Esperienza molto positiva a prescindere dall’esito. La Nuova Fenice: infine ringrazio l’Assessore alla Cultura Mauro Pellegrini e Alessandro Marrocchi per come ci hanno accolto in un teatro così bello e prestigioso».
Prenotazioni
Bglietto 15 euro, ridotto 12 euro. Prenotazioni al numero 350 0577305 (Daniela).