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Martedì, 23 Aprile 2024
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Osimo, l’arte pittorica secondo un letterato

La mostra di Pittura che si è aperta il 1° aprile presso il Palazzo Campana ha visto a confronto due linguaggi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

La mostra di Pittura che si è aperta il 1° aprile presso il Palazzo Campana, grazie alla collaborazione del Comune e dell'Unitre, ha visto a confronto due linguaggi: quello letterario e quello pittorico. Chi ha presentato il pittore Bledar Kapllani, infatti, è stato Fernando Riderelli, professore di Lettere, scrittore ed erudito in Filosofia e Teologia. Nella Sala delle Colonne, presente un folto pubblico, Riderelli si è servito di accostamenti letterari come chiave di accesso all'arte del giovane pittore albanese, spiegando che Cechov, secondo l'analisi di Ivan Burnin, Premio Nobel 1933, era convinto che ciò che conta nell'espressione è la semplicità, evitando affettazioni ed esibizionismi. Kapplani infatti, concepisce l'arte priva di ornamenti inutili, le sue pennellate non sono insignificanti e il suo modo di usare il quadrato, il cerchio, il cubo ci riportano all'arte cristiana dove il cerchio equivale al grembo materno, ricettacolo d'amore. Anche nei quadri di Bledar quello che può sembrare naturalismo è soltanto un involucro che racchiude qualcosa che vale la pena di scoprire. - L'uomo è la scorza , che racchiude l'artista - ha continuato il relatore, che ha fatto riferimento alla Summa di San Tommaso per spiegare il significato del termine "Bellezza" .Tre sono i suoi requisiti. l'integrità,la simmetria e la claritas, che secondo Proust ha un effetto irradiante. Infatti, i soggetti scelti da Kapplani che siano conchiglie, scogli, fiori, cerchi svelano il loro segreto essenziale, soltanto quando l'osservatore riesce a trovarne la claritas, cioè quella luce che é l'anima delle cose. Come per il giovane Proust, ad un certo momento della sua vita, è stato possibile scoprire il senso delle cose perdute, che gli hanno rivelato, improvvisamente, la loro vera essenza, così per Kapllani, i campanili, le meteore, le marine spoglie, retaggio della sua infanzia a Valona, gli ritornano parlanti, gli confidano il loro segreto, divenendo così tempo ritrovato, grazie alla memoria involontaria. Non poteva mancare un accenno alle epifanie di Joyce come manifestazioni radianti, che nei dipinti di Kapllani divengono guizzi di luce, ora intensa, ora balenante. Ed è la luce che, infine, il prof. Riderelli ha evocato come la conditio sine qua non della vita, come l'acqua e l'aria.

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