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 “Afghanistan dimenticato, blackout sui diritti umani”: teatro e riflessioni a un anno dalla presa dei talebani

L'evento organizzato dal circolo Arci “Spazio Rosso”, in collaborazione con Amad (Associazione Multietnica Antirazzista Donne di Ancona)

CHIARAVALLE - Un appuntamento per riportare l’attenzione sulla crisi afghana, a quasi un anno, era il 15 agosto 2021, dalla presa dei talebani, quella organizzata il prossimo venerdì 29 luglio al circolo Arci “Spazio Rosso” di Chiaravalle, in collaborazione con Amad, Associazione Multietnica Antirazzista Donne di Ancona.

Il contesto

L’associazione anconetana, insieme a Pangea, da un anno sta seguendo l’evoluzione della situazione in Afghanistan, precipitata in particolar modo negli ultimi mesi con il terribile terremoto avvenuto a fine giugno con uno sciame sismico che ancora prosegue, l’ondata di colera successiva e un governo incapace di gestire l’emergenza. Tutto, in un contesto di diritti negati a donne, bambine, bambini e uomini, ripiombati nel terrore con i talebani, dopo l’abbandono delle forze Nato, tra cui l’Italia, che negli ultimi 20 anni avevano creato un’aspettativa di crescita e libertà, soprattutto per le giovani generazioni. Dramma nel dramma, quello delle etnie finite nel bersaglio, tra cui gli hazara, che ogni giorno rischiano la vita.

Un’emergenza umanitaria che si consuma nel silenzio da parte dei media. Ma non per Amad, che insieme ad una rete di associazioni come Pangea, sta cercando di portare in salvo quante più persone possibili, con un piccolo grande corridoio umanitario che finora ha portato ad Ancona decine di persone, tra singoli e famiglie. E la lista di coloro che chiedono aiuto è ancora lunga.

Le voci

Durante l’incontro di Chiaravalle gli stessi faranno sentire la loro voce e racconteranno le loro storie, per aprire un cono di attenzione su quello che è un vero e proprio blackout dei diritti umani. Insieme ai membri della comunità ci saranno Donatella Linguiti, presidente di “Amad”, Stefano Galieni, giornalista della rivista “Left” e Novella Mori, direttora della ong “Un ponte Per”. Ci sarà anche una performance, “Nessuno Risponde”, scritta e inscenata da donne e uomini afghani che attraverso questa forma di narrazione teatrale proveranno a trasferire il dramma personale e di comunità che hanno vissuto e che tanti connazionali stanno ancora vivendo, nel silenzio totale da parte di mezzi di informazioni e istituzioni.

E’ previsto anche un momento conviviale con la degustazione di cibi afghani (prenotazioni via whatsapp al numero 3806842752) ma anche un assaggio della cultura afghani attraverso canti, balli e abiti tradizionali.

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