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Terremoto, i sindacati a Governo e Parlamento: «Affiancare alla ricostruzione anche il sostegno economico»

E' l'appello che in una nota congiunta le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil Marche lanciano a Governo e Parlamento sollecitando al contempo un maggior confronto con i rappresentanti dei lavoratori

ANCONA - «E' arrivato il momento di affiancare alla ricostruzione fisica il sostegno al rilancio economico, assegnando un ruolo centrale al sistema scolastico, delle Università e degli altri centri di trasferimento di innovazione e conoscenza». E' l'appello che in una nota congiunta le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil Marche lanciano a Governo e Parlamento sollecitando al contempo un maggior confronto con i rappresentanti dei lavoratori. «E' fondamentale coinvolgere le organizzazioni di rappresentanza del mondo del lavoro finora lasciate troppo a margine del processo di ricostruzione- aggiungono i sindacati- Senza possibilità di produrre reddito e di esercitare diritto di cittadinanza non c'è la possibilità di permanenza sul territorio della popolazione. La ricostruzione post sisma in centro Italia è ormai in una fase matura: negli ultimi due anni ha fatto registrare l'apertura di oltre 10.000 cantieri nell'edilizia privata e un'accelerazione molto significativa negli interventi pubblici con 365 opere terminate. Un risultato positivo ma occorre coniugare ricostruzione fisica e misure di rilancio dello sviluppo economico nei territori coinvolti». E' necessario per i sindacati anche insistere su un Codice unico delle ricostruzioni, un testo normativo da adottare in caso di eventi calamitosi. «Il problema che adesso si pone è il passaggio dalla fase emergenziale a quella di amministrazione ordinaria- continuano- La caduta del governo Draghi, che aveva approvato lo scorso gennaio un disegno di legge delega per l'adozione del Codice unico delle ricostruzioni, ha impedito di coronare con l'approvazione in Parlamento un lavoro prezioso che ha rielaborato l'esperienza di sei modelli precedenti di ricostruzione».

La proposta prevedeva la creazione di un dipartimento delegato alla ricostruzione sul piano nazionale, nell'ambito della presidenza del Consiglio in coordinamento con il dipartimento della Protezione civile, con la possibilità di nomina di commissari straordinari per le ricostruzioni più complesse. Veniva anche predisposto un passaggio coordinato tra la prima assistenza alla popolazione, con la gestione dello stato di emergenza affidati alla Protezione civile, alla fase successiva, con la piena responsabilità dei livelli regionali e locali. «Il sistema proposto rischia ora di essere di essere messo in discussione facendo rinascere pericolose impostazioni dispersive e frammentarie o centralistiche- concludono- Auspichiamo che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo lavorino per mantenere un impianto i cui risultati siano convincenti e alla creazione di uno strumento pronto per ogni evenienza calamitosa e capace di organizzare in maniera efficiente il livello centrale e le sue complesse ramificazioni con quello locale che, finita l'emergenza, ridiventi protagonista degli indirizzi dello sviluppo».

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