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Indesit, Zanonato: “Governo preoccupato”. E l’ad: “Nessuno sarà licenziato”

Il ministro insiste perché il piano sia modificato. Milani si è dichiarato disponibile a valutare "possibili migliorie, fermo restando le esigenze di competitività"

Il ministro Flavio Zanonato ha espresso "la forte preoccupazione del Governo" per il piano da 1.425 esuberi in Italia di Indesit Company, "che con i tagli previsti, finirebbe per acuire le sofferenze di aree già colpite da una pesante crisi industriale". Di qui l'invito all'ad Marco Milani a rivedere il progetto, definito necessario dal gruppo elettrodomestico "per non compromettere la salvaguardia e la continuità aziendale". E' quanto emerso dal tavolo convocato ieri al ministero, presenti Zanonato, Milani, i delegati nazionali e territoriali di Fiom, Fim, Uilm e Ugl Metalmeccanici, e rappresentanti delle Regioni Marche e Umbria. L'incontro è stato aggiornato al 16 luglio: uno spiraglio positivo, in una vertenza che ogni giorno si fa sempre più 'calda'.

Milani si è dichiarato disponibile a valutare "possibili migliorie, fermo restando le esigenze di competitività", se dovessero emergere dal confronto con Governo e sindacati: uno scenario che però al momento l'azienda non intravede. Nessuna "novità sostanziale" in queste parole per i sindacati, che, così ha annunciato il segretario della Fiom Maurizio Landini, continueranno a battersi "per far cambiare idea all'azienda e far mantenere qui produzioni che vuole spostare". Le proteste nelle fabbriche proseguono: oggi c'é una manifestazione ad Aversa, mentre le Rsu degli stabilimenti di Fabriano si riuniranno ad Albacina per decidere nuove iniziative di lotta.

Parlando con i giornalisti, Zanonato ha definito comunque "molto importanti" le garanzie ribadite dall'ad: "Indesit resta in Italia, non sarà venduta, non licenzierà nessuno e manterrà i tre siti produttivi" di Fabriano, Comunanza e Caserta, chiudendo però i building di Melano e Teverola. Ma come le due Regioni coinvolte, il ministro insiste perché il piano sia modificato: "non vogliamo solo garantire i lavoratori" attraverso gli ammortizzatori sociali, ha spiegato, "ma garantire i livelli occupazionali", mantenere "i numeri e non solo le persone, accompagnandole con ammortizzatori verso la pensione". Spostare in Polonia e Turchia le produzioni "non più sostenibili" per sviluppare in Italia quelle "di qualità per l'incasso e le fasce medio alte della domanda europea", come ha sostenuto Milani, ai sindacati appare "una contraddizione".

"Per continuare ad avere un gruppo italiano importante - chiosa Landini - bisogna che diverse produzioni rimangano qua". Il segretario della Uilm Campania Giovanni Sgambati auspica che il piano non sia "un totem inviolabile", mentre Anna Trovò (Fim Cisl) legge nella regia istituzionale della ripresa di confronto "un segnale importante". Al ruolo del Governo guarda anche il presidente delle Marche Gian Mario Spacca, che ha proposto di creare proprio a Melano una piattaforma di ricerca e innovazione per gli apparecchi domestici e professionali. Fiom, Fim, Uilm e i delegati delle Marche restano sul piede di guerra: "per noi - sintetizza Alfio Mattioli, della Rsu di Melano - il piano resta inaccettabile", anzi "scellerato", incalza il segretario Fiom Fabrizio Bassotti. E Andrea Cocco della Fim Marche: "bene incontrarsi di nuovo, ma il nostro obiettivo sarà sempre lavoro e sviluppo in Italia".

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