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Campagne: ad Ancona un “buco” di 13mila ettari

Ogni giorno nelle Marche scompare un'area agricola grande come dodici campi da calcio. Rispetto al 1990 Ancona ha perso il 9% della sua campagna, con un buco di 13mila ettari

Ogni giorno nelle Marche scompare un’area agricola grande come dodici campi da calcio. A lanciare l’allarme è la Coldiretti regionale, facendo un confronto tra la situazione attuale e quella di 20 anni fa, sulla base degli ultimi dati Istat.
Oggi la superficie agricola utilizzata ammonta a 471mila ettari, contro i 549mila del 1990.
Ciò significa che negli ultimi venti anni sono andati persi 78mila mila ettari, ovvero circa dieci ettari al giorno, praticamente la superficie di dodici campi da calcio.

Ad essere più sacrificati sono stati i terreni agricoli più fertili e in aree pianeggianti, denuncia Coldiretti, per fare spazio a una spesso invasiva cementificazione, con la realizzazione di aree industriali e capannoni che oggi sono spesso inutilizzati.
La provincia che ha perso più campagna è quella di Pesaro Urbino, con 33mila ettari in meno, pari al 22 per cento rispetto alla situazione di venti anni fa. Seguono le province di Ascoli Piceno e Fermo, con un complessivo calo di 19mila ettari (anche qui il 16 per cento). A Macerata mancano 14mila ettari di terreni (-10 per cento), mentre Ancona se la cava con un disavanzo di 13mila ettari (il 9 per cento).

“La conservazione della superficie agraria utilizzabile deve essere una priorità per preservarla dalla crescente urbanizzazione delle campagne – sottolinea Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche -, tutelando la disponibilità di superfici agricole per garantirne la fruibilità alle prossime generazioni che potranno praticarvi un’agricoltura imprenditoriale, innovativa ed ecosostenibile tutelando così il paesaggio agrario italiano. Riscoprire il valore della terra e dell’agricoltura, delle nostre pregiate colture e dei nostri alimenti eccellenti vuol dire ridare valore a una delle ricchezze, se non la principale, fondamentali per il nostro Paese. Mai come oggi dunque è necessario ridare valore alla nostra terra e a tutta l’economia basata su questo settore”.

Ma a volte a determinare la scomparsa delle aree agricole è anche l'abbandono delle aree rurali da parte dell'uomo, causata da politiche sbagliate che rendono impossibile continuare a fare agricoltura. E’ il caso, ad esempio, della proliferazione incontrollata dei cinghiali che continua a danneggiare le aziende che operano nelle aree interne. Fenomeni che mettono a rischio la sostenibilità del territorio per frane e incendi, facendo mancare la quotidiana opera di manutenzione dell’ambiente portata avanti dagli imprenditori agricoli. Contro il rischio di abbandono, occorre cogliere, secondo Coldiretti, le opportunità offerte dalla legge di orientamento che invita le pubbliche amministrazioni a stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali "alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale" anche attraverso l'utilizzo di mezzi meccanici agricoli”.



 

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