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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Primo Maggio | Festa a metà: il lavoro nelle Marche tra giovani abbandonati a sé stessi, guerra e pandemia

Dall'allarme "neef" all'occupazione femminile passando per la guerra e la pandemia, che hanno fiaccato la situazione già instabile dell'offerta di lavoro

ANCONA - Hanno tra i 15 e i 34 anni. Non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso formativo. Sono i cosiddetti “neet” e nelle Marche se ne contano poco meno di 40mila, con un trend in aumento rispetto al 2019. E’ su di loro che i sindacati puntano l’attenzione in questo Primo maggio.

Giovani

«E’ un fenomeno in crescita tra il 2019 e il 2020, corrisponde a oltre l’11% della popolazione giovanile-commenta Cristiana Ilari (Cisl Marche)- occorre prendere misure di politica attiva per favorire l’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro». Le fa eco Giuseppe Santarelli (Cgil Marche): «Ci sono anche gli oltre 10 mila giovani iscritti ai centri dell’impiego, che provano a cercare lavoro ma non riescono a trovarlo. Immaginate una città che conta la stessa popolazione di Fano, composta da giovani di 29 anni che non hanno nessuna prospettiva davanti». Claudia Mazzucchelli (Uil Marche): «I giovani non vedono prospettive anche perché le aziende, quando assumono, lo fanno con contratti a tempo indeterminato, in somministrazione o o in staff leasing. Sono tutte forme di lavoro fatte passare per formazione».

Contratti e formazione

Secondo la Cgil, i contratti a tempo indeterminato nelle Marche sono stati solo l’11% del totale. La soluzione al problema dei "neet", dicono i sindacati, passa per il miglioramento della formazione e dell’orientamento. Per la Cisl sono poco più di 500 i giovani che nel 2021 si sono rivolti ai centri per l’impiego della provincia: «C’è molta sfiducia, è un elemento su cui riflettere- commenta Ilari- vanno potenziate politiche integrative tra pubblico e privato che possa accompagnare i giovani nel mercato del lavoro». La Uil invita la Regione a usare meglio i fondi del Pnrr. 

Pandemia e guerra

“Al lavoro per la pace” è lo slogan all’insegna del quale Cgil Cisl Uil, festeggiano il Primo maggio, con  l’auspicio che al più presto cessi la guerra scatenata dall’ aggressione dell’Ucraina. Pandemia e situazione geopolitica preoccupano infatti non poco i sindacati. «Il trend negativo del precariato però è iniziato già prima della pandemia- continua Santarelli- la tendenza poi è peggiorata. Ora c’è anche la guerra che fiacca la capacità di offrire lavoro, nei prossimi mesi ci saranno riflessi sull’occupazione perché le imprese marchigiane del manufatturiero e non solo lavorano molto verso il mercato russo».  

Occupazione femminile 

Nelle Marche il 2021 aveva fatto registrare un aumento sia della forza lavoro (+2213 unità, +0.3%) sia degli occupati (+4746 unità, +0.8%), con una ripresa anche del lavoro indipendente (+ 1967 unità, +1.4%). Gli aspetti critici riguardavano l’occupazione femminile (- 286 unità, -0.1%); il calo della forza lavoro nelle province di Ancona e Macerata e degli occupati a Macerata (- 3405 unità, - 2.71%); la contrazione importante del settore industria ( - 15374 addetti) a fronte della crescita degli altri settori ( agricoltura + 1112; costruzioni +1376; commercio +1999; servizi + 15632); la perdurante difficoltà a qualificare il lavoro dei giovani.


 

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