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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Coldiretti: le campagne marchigiane sempre più “in rosa”

Tra titolari di azienda e manodopera, sono 45mila le donne che lavorano oggi nelle campagne marchigiane, contribuendo alla diffusione di esperienze innovative, dagli agrinido alle fattorie sociali

Tra titolari di azienda e manodopera, sono 45mila le donne che lavorano oggi nelle campagne marchigiane, contribuendo alla diffusione di esperienze innovative, dagli agrinido alle fattorie sociali.
Questa l’analisi di Coldiretti Marche in occasione dell’elezione della nuova rappresentante delle imprese agricole “rosa”: la scelta è caduta su Francesca Gironi, già delegata provinciale di Ancona. Ad affiancarla una “squadra” composta da Alice Aiudi, Maria Letizia Gardoni, Giuliana Giacinti e Silvana Pezzoli.
Secondo un’elaborazione Coldiretti su dati Istat, nelle Marche sono oggi attive circa 13mila aziende agricole  a conduzione femminile (10mila quelle anche iscritte alla Camera di Commercio), mentre altre 32mila sono le donne che lavorano nelle campagne come manodopera familiare e non.

“Ci troviamo oggi dinanzi a una vera e propria evoluzione della specie, un nuovo modo di fare agricoltura in cui le imprese rosa stanno recitando un ruolo importante - spiega Francesca Gironi -. La legge di Orientamento ha allargato i confini del lavoro in campagna, offrendo anche a chi non proviene dal settore primario l’opportunità di sviluppare un’attività, a seconda del proprio vissuto e delle proprie sensibilità”.

Francesca Gironi stessa ne è esempio interessante. Qualche anno fa ha abbandonato l’impiego come account in un’agenzia di comunicazione e ha deciso di fare della passione per la campagna e per i cavalli il suo lavoro. E’ nata così l’azienda agricola Le Noci di Staffolo, che svolge attività di fattoria sociale per il reinserimento lavorativo dei disabili, oltre all’ippoterapia. Attualmente la Gironi ospita cinque giovani con problemi di vario genere, in collaborazione con Asur e Comuni di Jesi e Porto Recanati.

“Le attività praticate variano a seconda delle capacità di ciascuno – sottolinea Francesca - ma l’obiettivo è unico: trattare questi ragazzi come persone normali per dargli una chance di ingresso nel mondo del lavoro”.

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