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Mercatone Uno, le dipendenti anconetane: «A 50 anni costrette ad inviare curriculum»

Il punto della situazione sul fallimento e le testimonianze delle lavoratrici anconetane, in attesa di risposte dal nazionale e intanto oggi tavolo dei sindacati a livello regionale

Che la società Shernon Holding srl, proprietaria dall’agosto 2018 della catena Mercatone Uno, avesse delle difficoltà, era risaputo. Tanto è che, negli ultimi mesi, c’era stato uno stop delle ordinazioni e un blocco degli acconti. Dall’alto era arrivato l’ordine di vendere soltanto i prodotti acquistati da fornitori pagati e, quando un cliente chiedeva di ordinare un mobile non disponibile in magazzino, magari perché ancora non saldato, i dipendenti rispondevano senza mezzi termini: «Non è un buon periodo, la ditta è un concordato preventivo e non possiamo effettuare ordini». Tutti però pensavano che, in qualche modo, si sarebbero trovati nuovi soci pronti a rilanciare l’impresa, anche perché il 14 maggio scorso, i dipendenti avevano ricevuto una mail da parte dell’Ad Valdero Rigoni sulla situazione aggiornata di Mercatone Uno. Una mail che aveva ridato speranza e fiducia ai dipendenti. Ecco perché è stato un colpo ancora più duro quello del 23 maggio, quando il Tribunale di Milano ha dichiarato fallita la maltese Shernon, che meno di un anno fa aveva acquisito 55 punti vendita dello storico marchio nato a Imola a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Nessuno si aspettava un fallimento. 

Neppure i 1.800 dipendenti, tra i quali i 120 lavoratori marchigiani e i 34 impiegati nello stabilimento di Monsano, chiuso da sabato. Alcuni di loro lo hanno saputo la sera del 25 maggio tramite Whatsapp o da Facebook, dove girava la sentenza di fallimento. «Erano le 23 circa quando ho ricevuto un messaggio su Whatsapp e l’ho saputo in questo modo, così, da un giorno all’altro, io non sono più andata a lavorare dopo 20 anni di assunzione» ci racconta Loretta Tamburo, dipendente di 54enne di Chiaravalle, che lavorava al punto vendita di Monsano dall’aprile del 2001. «Io siamo in attesa - continua Loretta - Non possiamo fare altro che aspettare che il tribunale obblighi la società ad accettare le condizioni del Ministro del Lavoro: la cassaintegrazione». Già perché proprio Luigi Di Maio, al termine dell’ultimo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, ha spiegato che sì terrà un prossimo tavolo al Mise il 30 maggio "con creditori e fornitori" e "l'obiettivo minimo da attuare subito è la Cigs per i lavoratori”. 

Mercatone Uno, tutti i punti di domanda sul tavolo di Di Maio: "Il governo deve intervenire

La speranza dunque è la cassaintegrazione per i lavoratori e va bene. Come vanno bene in generale gli ammortizzatori sociale per cui stanno lottando le sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Ma per i lavoratori e le lavoratrici anconetane il futuro fa paura perché poi arriverà comunque un giorno in cui ci si dovrà rimettere in gioco. «Come farò? A 49 anni dovrò ricominciare ad inviare il curriculum sperando che mi assuma qualcuno» risponde con amarezza Barbara Baldini, anche lei anconetana dipendente del punto di Monsano, dove lavorava da 20 anni. Una vita. «Non avevamo assolutamente idea di quello che sarebbe successo, non pensavamo una cosa del genere. Adesso ho paura di rimanere senza lavoro. Speriamo in un accordo e negli ammortizzatori sociali, anche perché l’ultimo stipendio è arrivato il 10 maggio e non era neppure la mensilità intera». «Io ho 54 anni - prosegue Loretta - Ma potrò trovare lavoro alla mia età? Ma non dico colo per me, ma anche per i miei colleghi perché a Monsano l’età media era di 42 anni. Certo io ho mio marito che lavoro, ma abbiamo anche 2 figli all’università. E poi c’è anche la dignità». 

Intanto oggi si terrà un incontro a Jesi, dove le rappresentanze sindacali di tutte le Marche incontreranno i lavoratori dei 3 negozi marchigiani: Pesaro, Civitanova Marche e Monsano. Si farà il punto e si spera di avere qualche notizia che faccia sperare per un futuro dignitoso per i lavori del Mercatone Uno. 

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