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Fabriano, critica dalla Confindustria Ancona: "Aumenti del 47% della tariffa dei rifiuti"

“Proprio una brutta sorpresa per le nostre aziende!” è questo il commento di Morgan Clementi, in merito all’intenzione del Comune di Fabriano di aumentare di oltre il 47% per le attività industriali la tariffa della Tassa Rifiuti TARI.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

“Proprio una brutta sorpresa per le nostre aziende!” è questo il commento di Morgan Clementi, Presidente del Comitato Territoriale del Comprensorio Fabrianese di Confindustria Ancona, in merito all’intenzione del Comune di Fabriano di aumentare di oltre il 47% per le attività industriali la tariffa della Tassa Rifiuti TARI.

“Siamo praticamente ritornati alle tariffe del 2012! – continua Clementi – E dire che nel 2013 avevamo preso atto con piacere di un’interessante riduzione delle tariffe. Era il frutto di una quanto mai necessaria politica di sostegno alle aziende, richiesta alle Pubbliche Amministrazioni dal momento che, proprio in questa fase assai complessa del territorio, viene chiesto di  condividere lo sforzo necessario alla ripresa attivandosi al fine di ottimizzare il sistema di tassazione dei tributi. L’aumento ipotizzato del 47% comporterà un esborso ulteriore valutabile, con i dati in nostro possesso, di oltre 100.000 euro.

Dispiace sinceramente prendere atto che non sono serviti due incontri con l’Amministrazione Comunale per scongiurare una simile ipotesi di aumento. In queste riunioni abbiamo segnalato le criticità contenute nella proposta di deliberazione discussa, peraltro già presente sul sito del Comune di Fabriano ed in approvazione il prossimo 2 agosto, indicando all’interno della determinazione della tariffa variabile per le utenze non domestiche, contenute nella Relazione delle tariffe TARI, una non congruità di due parametri (la potenziale produttività della particolare utenza e lo sfruttamento della superficie ai fini della potenziale produzione di rifiuti) da abbassarsi di almeno il 30% per le attività industriali, più consoni all’effettiva realtà delle nostre aziende.

La Tassa Rifiuti è considerata dalle aziende il tributo più iniquo, al pari dell’IRAP: è totalmente penalizzante per gli stabilimenti industriali perché devono pagare anche per aree in cui la produzione di rifiuti urbani è minima, se non nulla, e, peggio ancora, per reparti produttivi dove le imprese provvedono già autonomamente allo smaltimento, con ulteriori pesanti costi”.

“Paradossalmente – conclude Clementi – per le nostre imprese è stata più che raddoppiata la parte variabile della tariffa, proprio quella che riguarda lo smaltimento dei rifiuti urbani e della differenziata, attraverso criteri assolutamente discutibili nel merito”.

Un altro colpo per le aziende che si trovano a far fronte ad una situazione economica non certo favorevole.

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