Nonostante la guerra dei dazi, l'export tiene: +38% in Cina
Il volume delle esportazioni dalla provincia di Ancona si mantiene nonostante la guerra commerciale tra Usa e Cina
Crescono le esportazioni nonostante la guerra doganale che vede contrapporsi gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina. Tensioni che non sembrano riguardare la Provincia di Ancona dove le esportazioni sono in aumento per un valore complessivo di 3,8 miliardi di euro. Di questi, 952 discendono dall’industria meccanica. In generale, le esportazioni, nel territorio dorico, si attestano sull’80% dei valori antecedenti alla crisi del 2007. A far da traino sono i nuovi mercati, specialmente quello cinese (+38%). Secondo una delle principali export manager emergenti nel Paese e a capo dell’ufficio di Shanghai della De.liu Consulting, di Ancona, Debra Storti.
«Anche nelle difficoltà del presente - spiega l'esperta - esistono opportunità di espansione per la diversificata l’impresa locale. La sfida consiste nel saper guardare alla Repubblica fondata da Mao con occhi diversi, superando le distanze con un’attività di mediazione che consenta di oltrepassare barriere linguistiche e culturali, di dotarsi delle più aggiornate informazioni su modi di fare business spesso sconosciuti, di occuparsi della logistica dell’export e della gestione degli obblighi doganali, di possedere strategie di marketing e di comunicazione chiave per un upgrading strategico delle aziende intenzionate ad aumentare la propria competitività e il proprio appeal, specialmente presso la nuova e numerosa classe di consumatori benestanti cinesi. Si può e si deve crescere anche attraverso un opportuno adattamento del prodotto al mercato cinese e a un’accurata attività di registrazione di marchi e brevetti che consenta di non incorrere in casi di falsificazione o di abuso. Proteggere e illustrare in terre ignote la propria storia imprenditoriale è un compito culturale delicato».