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Export agroalimentare Marche più forte del Covid: in crescita rispetto al pre-pandemia

I dati di Coldiretti Marche: l'export agroalimentare marchigiano torna ai livelli pre Covid superando al giro di boa del primo semestre 2021 i 212 milioni di euro di valore

L'export agroalimentare marchigiano torna ai livelli pre Covid superando al giro di boa del primo semestre 2021 i 212 milioni di euro di valore. Il Made in Marche a tavola segna un +11% rispetto al 2020 ma, soprattutto, +8,5% rispetto al dato 2019. Lo rende noto Coldiretti Marche alle lettura degli ultimi dati Istat sulle esportazioni regionali. Per le Marche la maggior parte riguarda l'area Ue (oltre la metà, in aumento del 17% rispetto allo stesso periodo 2020). In crescita del 5% anche le esportazioni extra Ue. La provincia con i volumi maggiori resta quella di Ancona (74,6 milioni) seguita da Pesaro Urbino (quasi 48 milioni), Macerata (44,7 milioni), Ascoli (circa 40 milioni) e Fermo (5,8 milioni). Uno dei mercati di maggiore sbocco del settore è quello tedesco con 26,8 milioni di euro, in crescita del 14% rispetto allo scorso anno. La Francia, con 14,4 milioni, recupera dopo un avvio di anno incerto. In crescita anche gli scambi con Regno Unito (9,4 milioni +10%) e Svezia (4,2 milioni, +10%). Fuori dal Vecchio Continente ancora segno meno per Stati Uniti (15 milioni, -6%) e Giappone (4 milioni, -12%) mentre continuano a crescere i rapporti con la Corea del Sud (5,6 milioni, +36%).

«Con le riaperture delle attività di ristorazione e le vacanze – sottolinea Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – è cresciuta la domanda di cibo italiano sulle tavole del mondo. In questo le Marche, con oltre 111mila ettari bio, uno su quattro certificato, hanno caratteristiche, capacità e qualità per farsi apprezzare sfruttando anche la crescente domanda di alimenti sani, salutari e biologici». Ma nonostante il commercio con l'estero torni a sorridere continuano a preoccupare le politiche europee come il via libera a marchi che ricordano prodotti a denominazione di origine italiani o l'ok alla dealcolazione parziale e totale del vino e alle etichette a semaforo sul cibo. «Decisioni- scrive Coldiretti in una nota- che creano confusione nei consumatori tra annunci allarmistici, nomi storpiati e falso Made in Italy». 

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