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Economia

Lavoratori e giovani in fuga dalle Marche: oltre 70mila licenziati in 18 mesi

Circa il 60% ha meno di 44 anni e i settori più “abbandonati” sono industriale, l’alberghiero e il commercio secondi i dati Anpal. La posizione di Uil Marche

ANCONA - Da una parte le aziende marchigiane che cercano dipendenti, dall’altra il fenomeno delle dimissioni volontarie. Più di 48mila nel 2021, oltre 27mila solo nei primi sei mesi del 2022. Circa il 60% ha meno di 44 anni e i settori più “abbandonati” sono industriale, l’alberghiero e il commercio secondi i dati Anpal.

“Sono tutti giovani che non vogliono responsabilità oppure c’è qualcosa di più profondo e che poi si riflette in quei 2.439 under 40 che si sono trasferiti all’estero o nei 4.240 fuori regione, secondo i dati Istat dell’ultimo anno? - si chiede Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – Dobbiamo prendere inoltre atto che nelle Marche abbiamo gli stipendi più bassi del Centro Nord Italia e tanto tempo determinato. Siamo convinti che dietro questi numeri non ci sia una fuga dalle responsabilità o lo spauracchio del reddito di cittadinanza ma la volontà di trovare condizioni di vita, lavorative ed economiche più vantaggiose altrove. Perché le persone dovrebbero investire su sé stesse, fare sacrifici se poi non vedono prospettive concrete?”. Dall’indagine Excelsior di Unioncamere e Anpal emerge, infatti, che delle oltre 33.000 assunzioni previste nel trimestre gennaio-marzo 2023 appena un quarto sarà a tempo indeterminato. Per il restante 75% l’ingresso nel mondo del lavoro marchigiano sarà caratterizzato da contratti a tempo o atipici. “Secondo noi – aggiunge la segretaria Mazzucchelli – è proprio la mancanza di appetibilità che sta alla base di questo “difficile reperimento".

È necessario avviare una volta per tutte un serio tavolo di confronto tra associazioni sindacali e datoriali, Regione, mondo dell’istruzione e della formazione perché bisogna partire da una seria ed efficace programmazione di sviluppo economico e sociale per risolvere il mancato incontro tra offerta e richiesta di lavoro. Gli Its rappresentano un’occasione da non perdere per formare tecnici specializzati, ed è importante per la loro efficacia formativa ma anche occupazionale che i componenti delle Fondazioni, imprese, università/centri di ricerca, enti locali, sistema scolastico e formativo, collaborino attivamente. Altrettanto non si può dire per l’Alternanza Scuola-Lavoro, oggi PTCO, “Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento” che andrebbe ripensata.  Se parliamo di uno strumento di confronto tra scuole e società ci può stare ma non dimentichiamo che il compito principale dell’istruzione è formare cittadini consapevoli, non meri lavoratori che non conoscono né doveri, né diritti. Soprattutto occorrono percorsi seri, definiti. I ragazzi devono essere messi in condizione di avere un esperienza positiva con il mondo del lavoro, non mandati allo sbaraglio con il rischio di incidenti, anche mortali, come quelli riportati dalle cronache”. “Il sistema sociale ha bisogno di fiducia e di investimenti. Ci vuole coraggio per investire economicamente in un momento di instabilità e incertezza come quello che stiamo attraversando ma è dimostrato che le aziende che investono su ricerca e innovazione, di prodotto e di sistema, sono quelle che registrano i migliori risultati in termini di fatturato e di benessere lavorativo perché più si fa innovazione, più si innalza la capacità e la qualità lavorativa, più si dà un volano allo sviluppo e ai salari – conclude la segretaria generale della Uil Marche –. Qualità lavorativa che significa anche felicità e dignità, raggiunta attraverso l’equa retribuzione, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la protezione sociale, il riconoscimento del proprio valore come lavoratore ma soprattutto come persona”.

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