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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Cgil: "Oltre 20mila licenziamenti individuali nelle Marche"

Dati tratti dal "Sistema permanente di monitoraggio delle politiche del lavoro" ed elaborati dall'IRES CGIL Marche: "Un numero particolarmente elevato che dimostra che licenziare non è poi così difficile"

Drammatici gli ultimi dati tratti dal “Sistema permanente di monitoraggio delle politiche del lavoro" del Ministero del Lavoro ed elaborati dall’IRES CGIL Marche, dai quali emerge chiaramente come il numero dei lavoratori licenziati dalle imprese marchigiane sia tutt’altro che marginale.

Nel 2013, nelle Marche, i licenziamenti individuali hanno riguardato infatti complessivamente 20.090 lavoratori e lavoratrici: “Un numero particolarmente elevato che dimostra che licenziare non è poi così difficile”, scrive il sindacato, che si pone in contrasto con quanto affermato da Renzi sull’articolo 18 come “ostacolo agli investimenti”: “L’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori – scrive infatti la Cgil– più in generale le norme contro i licenziamenti ingiusti, non hanno mai impedito alle imprese di licenziare, purchè in presenza di una giusta ragione.”

“Osservando le ragioni poste alla base dei licenziamenti – si legge nel comunicato – emerge che si tratta prevalentemente di licenziamenti giustificati da motivi oggettivi, i cosiddetti “licenziamenti economici”, che riguardano il 91,5% dei licenziamenti individuali complessivi. Il 6,3% dei licenziamenti avviene per giusta causa mentre solo il 2,2% dei licenziamenti individuali avviene per motivi soggettivi o disciplinari. I licenziamenti discriminatori non vengono neppure rilevati”.

LICENZIAMENTI INDIVIDUALI NELLE MARCHE NEL 2013: I MOTIVI
licenziamenti per giusta causa -    1.270 (6,3%)
licenziamenti per giustificato motivo oggettivo (economici) - 18.384 (91,5%)
licenziamenti per giustificato motivo soggettivo (disciplinari, ecc.) - 436    (2,2%)
totale licenziamenti individuali    - 20.090 (100,0%)

Osservando i settori lavorativi, emerge che se si escludono i licenziamenti di lavoratori o lavoratrici domestiche (per i quali la legge non richiede giusta causa o giustificato motivo) che rappresentano il 25,5% del totale, la maggior parte dei licenziamenti individuali riguarda lavoratori dell’industria manifatturiera (20,6% del totale), seguiti da quelli delle costruzioni (13,6%), dei trasporti, attività finanziarie e altri servizi alle imprese (13,2%), del commercio (10,6%), di alberghi e ristoranti (9,4%), di servizi pubblici, sociali e personali (3,9%), della pubblica amministrazione, istruzione e sanità (1,9%) e dell’agricoltura (1,3%).
Occorre infine evidenziate che i licenziamenti individuali rappresentano il 9,0% del totale delle cause delle cessazioni dei rapporti di lavoro che nelle Marche, nel 2013, sono state oltre 224 mila.

Ai licenziamenti individuali vanno aggiunti i licenziamenti collettivi (1,8% del totale), quelli per cessazione di attività (1,8% del totale in entrambi i casi) e altre cause da parte del datore di lavoro come il mancato superamento del periodo di prova (1,2%). Ma causa prevalente di cessazioni dei rapporti di lavoro è rappresentata dalla scadenza del termine, che riguarda quasi i due terzi delle cessazioni (62,7%). Seguono poi le cessazioni da parte del lavoratore e in particolare per dimissioni (16,4%) e pensionamenti (0,6%). Altre cause sono la morte del lavoratore o la risoluzione consensuale (6,6%).

“Questi dati devono far riflettere anche sulle conseguenze concrete del  “Jobs Act” – conclude la Cgil – che mentre introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, esclude la possibilità di reintegro ai licenziamenti economici illegittimi, limitandola ai soli casi di licenziamento discriminatorio e in alcune fattispecie (da fissare in un successivo decreto attuativo) di licenziamenti disciplinari: conseguenze che costituiscono un vero e proprio stravolgimento dell’attuale tutela sui licenziamenti poiché il diritto al reintegro sul posto di lavoro, in caso di illegittimità del licenziamento, finirebbe comunque per riguardare solo un numero irrisorio di casi.”

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