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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Caterpillar non arretra sui licenziamenti, ora i lavoratori hanno un'unica speranza

Lo scorso mese la multinazionale ha comunicato a sorpresa la chiusura del sito di Jesi e l'avvio della procedura di licenziamento collettivo: un'altra vertenza in cui in gioco c'è il futuro di centinaia di famiglie

Un'altra azienda che di punto in bianco decide di chiudere, centinaia di persone che dall'oggi al domani si trovano nell'incubo di perdere il posto di lavoro. Un copione già sentito di un film purtroppo già visto in Italia, che stavolta è ambientato nello stabilimento Caterpillar di Jesi. Lo scorso dicembre la multinazionale americana che produce cilindri per macchine movimentazione terra ha annunciato la chiusura della fabbrica e la partenza della procedura di licenziamento collettivo per i 189 dipendenti. 

La "doccia gelata" e la causa della chiusura

Un incubo piombato sulle teste di 189 famiglie senza preavviso, come raccontato da Tiziano Beldomenico, Segretario generale Fiom Ancona: «Lo scorso 2 dicembre, alle 11 mattina, era previsto un incontro nella sede di Confindustria di Ancona in cui le aziende forniscono i dati sulla produzione, la qualità del lavoro, la puntualità e le prospettive future. Eravamo fiduciosi di poter ottenere le assunzioni di alcuni lavoratori precari in virtù dei dati visionati negli ultimi mesi, tutti decisamente positivi. Invece, in 10 secondi è arrivata la doccia gelata: l'amministratore delegato si è presentato insieme al suo avvocato e ha annunciato che il consiglio d'amministrazione aveva deciso per la chiusura di Jesi». Ma perché Caterpillar ha optato per chiudere uno stabilimento che aveva raggiunto tutti gli obiettivi di produzione? A spiegarlo è Beldomenico: «L'azienda ha dato questa motivazione: 'lo stabilimento di Jesi, rispetto ad altri siti del gruppo, ha un costo del lavoro più alto del 20%, di conseguenza continuare la produzione non è più conveniente'. Da quel momento - prosegue il sindacalista - non c'è stato modo di avviare una discussione, un dibattito per trovare una soluzione alternativa, ma l'azienda non ha voluto sentire ragioni: lo stabilimento avrebbe chiuso. Ci hanno fatto una lezione di capitalismo in una manciata di secondi». Da quel momento è iniziata la battaglia fatta di scioperi e presidi, di richieste e di proteste, fino all'arrivo della tanto agognata convocazione al ministero dello Sviluppo economico: venerdì 21 gennaio alle ore 16, è previsto l'incontro tra la direzione di Caterpillar e le organizzazioni sindacali per trovare una soluzione alla vertenza.

Caterpillar, quale futuro per i lavoratori?

Ma cosa può succedere? Sul tavolo c'è il futuro dei 189 dipendenti dello stabilimento di Jesi, a cui vanno aggiunti i lavoratori interinali e quelli dell'indotto, per un ''pacchetto'' che supera abbondantemente le 250 unità. L'azienda, confermando l'intenzione di chiudere lo stabilimento senza possibilità di cambiare idea, si è detta però disposta a valutare una cessione. «Ottenere un incontro al Mise non è stato semplice - ha aggiunto Beldomenico - visto che riguardava un numero di dipendenti diretti inferiore a 250, ma era necessario portare la vertenza a livello nazionale e coinvolgere il Ministero». La data del 21 gennaio sarà importante, ma al momento quella che più preoccupa è quella del 24 febbraio, giorno in cui partiranno le lettere di licenziamento se non verrà trovata una soluzione in tempo. Poco più di un mese per trovare un possibile acquirente che assicuri la continuità occupazionale, un obiettivo non semplice, come spiegato da Beldomenico: «L'azienda non farà passi indietro, sono decisi a trasferire la produzione di Jesi altrove, un po' in Cina e in Messico, un po' negli stabilimenti in Europa. Loro hanno in mente una strategia ben precisa: hanno incaricato un gruppo di cercare eventuali compratori, ma il contratto di questo incarico scade il 23 febbraio. Praticamente, se non ci saranno manifestazioni di interesse entro quella data, scatteranno i licenziamenti, senza neanche la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. Già la scorsa settimana discutevano di ricollocazione e incentivi all'esodo, segno che la volontà è quella di andare via, magari con la coscienza pulita».

Le organizzazioni sindacali hanno chiesto di sospendere la procedura di licenziamento, almeno fino a quando non verrà conclusa la vendita, ma dalla Caterpillar non è arrivata alcuna apertura. Al momento non è chiaro quanti e quali aziende siano interessate, l'unico nome trapelato è quello della Duplomatic, un'azienda circa 450 dipendenti e 96 milioni di fatturato, che da oltre 60 anni progetta e produce soluzioni tecnologiche per il controllo del movimento: «L'interesse c'è ed è reale - ha confermato Beldomenico - giovedì 20 gennaio una delegazione dell'azienda andrà a visitare il sito di Jesi, poi al Mise conosceremo l'esito di questo incontro. L'unico nodo potrebbe riguardare il fatto che la Duplomatic è un'azienda concorrente: Caterpillar ha detto di essere disposta a lasciare anche parte della produzione dell'anno, ma soltanto in caso di interesse di un terzista. Questa seconda opzione sarebbe ovviamente gradita, visto che permetterebbe di non partire da zero». Il prezzo a cui Caterpillar intende vendere lo stabilimento di Jesi non è ancora stato reso noto, ma una cosa è certa, ''perdere'' un'altra vertenza, dando la possibilità ad un'azienda di chiudere battenti e andare altrove senza pagare conseguenze, rischia di diventare terribile abitudine. Una ''normalità'' che non può essere accettata.

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