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Crisi: ad Ancona 1.6 milioni di ore di cassa integrazione a marzo

"Dati ancora sconfortanti - dichiara Vilma Bontempo, segretaria Cgil Ancona - e che contraddicono tutti gli annunci su una ripresa del Paese. E' assolutamente necessario che si assumano iniziative forti"

Dai dati resi noti dall’INPS ed elaborati dall’IRES CGIL Marche emerge che le ore di CIG richieste ed autorizzate in provincia di Ancona a marzo 2014 sono state 1,6 milioni, di cui 667mila di Cassa integrazione ordinaria, 548mila di CIG straordinaria e 389mila di Cassa in deroga.

Le ore autorizzate sono aumentate sia rispetto al mese di febbraio (+39,5%), sia in confronto al marzo 2013 (+25,7%). Considerando il primo trimestre 2014, si osserva una riduzione rispetto allo stesso periodo del 2013 (-4,4%) ed un aumento rispetto al medesimo periodo del 2012 (+76%).

Ecco le tendenze per le varie componenti della CIG calcolate dal sindacato:

•    La CIG ordinaria aumenta a marzo rispetto al febbraio 2014 del 74,3%; significativi gli aumenti nei settori del mobile (da 6mila a 47mila ore) e della meccanica (+35%; 286mila ore a marzo 2014).  In confronto al marzo 2012 risultano molto aumentate le ore di CIG ordinaria nei settori della meccanica (+52%) e della chimica, gomma e plastica (da 42mila a 52mila ore).
•    La CIG straordinaria si riduce rispetto a febbraio 2014 (-16,3%) in modo diffuso tra i vari settori, mentre risulta in aumento rispetto al marzo 2013 (+23,4%), in particolare emerge il raddoppio della CIG straordinaria nel settore del mobile (100mila ore a marzo 2014).
•    La CIG in deroga risulta più che raddoppiata sia rispetto al febbraio 2014, sia rispetto al marzo 2013. Nel comparto della meccanica l’incremento è del 67,7% (26mila ore a marzo 2014) e del 71,9% in quello della chimica, gomma e plastica. Nel settore calzaturiero si passa da 368 ore ad oltre 4mila.

“Dati ancora sconfortanti – dichiara Vilma Bontempo, segretaria Cgil Ancona – e che contraddicono  tutti gli annunci su una ripresa del Paese. E’ assolutamente necessario che si assumano iniziative forti che rilancino i consumi e, allo stesso tempo, indirizzino le scelte produttive verso l’innalzamento della qualità dei prodotti e sostengano gli investimenti. Solo così sarà possibile frenare la perdita di posti di lavoro e contenere l’uso degli ammortizzatori”.

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