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Economia

Accordo Indesit, le ragioni della Fiom: “Ecco perché non ci hanno convinto”

Il volantino del sindacato: "Un piano industriale che delocalizza impianti e produzioni dall'Italia che rischia di aiutare e sostenere solo la vendita della Indesit ora la parola alle lavoratrici e ai lavoratori"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

"Ieri al ministero dello Sviluppo economico non si è svolta una trattativa: Indesit, Fim, Uilm, Governo e Regioni Marche e Campania, hanno impedito la riapertura del confronto e presentato un testo, non sottoscritto dalla Fiom-Cgil, che prevede il trasferimento degli impianti e delle produzioni del lavaggio dallo stabilimento di Caserta in Turchia e lo spostamento dei piani cottura da Fabriano a Caserta mettendo a rischio il futuro degli stabilimenti in Italia.

Non c'è alcuna logica industriale in quanto è avvenuto al ministero, le ragioni e la sostanza sono quelle di garantire alla famiglia Merloni, azionista di maggioranza, la possibilità di poter realizzare in tempi brevi e alle migliori condizioni la vendita di uno dei più grandi gruppi industriali italiani, la Indesit, che da tempo la famiglia ha deciso di abbandonare. La Indesit è in vendita e lo sappiamo perché la Consob, l'autorità che vigila sulla trasparenza delle informazioni date alla Borsa, ha costretto gli azionisti a fare chiarezza e a dichiararlo, mentre non sappiamo quali sono i gruppi industriali interessati al mercato e al marchio Indesit e non sappiamo se questi gruppi sono interessati ad acquisire anche gli stabilimenti italiani, gli impianti e i lavoratori.

Dopo 7 mesi di trattativa e oltre 100 ore di sciopero Fim e Uilm, Governo e Regioni propongono ai lavoratori di approvare un piano industriale che assegna agli stabilimenti produzioni e volumi produttivi non sufficienti a garantire il futuro degli impianti e il lavoro per tutti i lavoratori, che accetta la delocalizzazione delle produzioni e mette prima di tutto a rischio il futuro degli stabilimenti di Caserta e Fabriano.

A Caserta si toglie il lavaggio, gli impianti e le linee delle lavatrici partono per la Turchia, si porta il montaggio di piani cottura che continueranno a essere stampati a Fabriano e tornano solo alcune migliaia di frigoriferi ad incasso per aggiungere pochi giorni di lavoro (dieci), mentre Indesit continuerà a produrre tutti gli altri frigoriferi negli stabilimenti dell'Europa orientale.
A Fabriano – e a uno stabilimento terzista in Umbria – si toglie il montaggio dei piani cottura e si portano alcune migliaia di piccoli forni a incasso, una produzione assolutamente marginale che Indesit fino a oggi ha comprato da Fagor in Spagna. La stessa azienda ha dichiarato in trattativa che queste produzioni, insieme ad alcune piccole attività di servizio, riassorbiranno solo 300 dei 1.400 esuberi dichiarati; i 1.100 esuberi residui rimangono un'incognita che l'accordo non affronta se non con un impegno dell'azienda a ricorrere agli ammortizzatori sociali e, se la normativa attuale non verrà cambiata, a non avviare procedure di mobilità.

Nello stesso tempo Indesit e il governo si smentiscono subito e non mantengono l'impegno a non licenziare. Infatti, ieri, quando ancora non era concluso l'incontro al ministero, Indesit ha formalizzato a Fim, Fiom e Uilm nazionali la decisione di licenziare i 120 lavoratori di Brembate (Bergamo) e Refrontolo (Treviso), che sono oggi in cassa integrazione in deroga dopo la chiusura degli stabilimenti realizzata con il piano industriale del 2010, se non saranno disponibili ad accettare, dopo un nuovo eventuale ricorso alla cassa integrazione in deroga, il loro trasferimento nello stabilimento di Comunanza (Ascoli Piceno).

Per queste ragioni la Fiom non ha condiviso l'ipotesi di accordo del 3 dicembre 2013 e ritiene necessaria la riapertura di un confronto per raggiungere un accordo che garantisca il futuro dei lavoratori e degli stabilimenti italiani.

La Fiom-Cgil invita le lavoratrici e i lavoratori della Indesit a respingere l'imposizione di questo piano industriale per riaprire il confronto al fine di realizzare un'intesa in grado di dare ai lavoratori garanzie vere anche in caso di cambio di proprietà e per garantire il concentramento a Caserta di tutta la produzione dei frigoriferi, considerando sbagliato e inaccettabile contrapporre gli stabilimenti e i lavoratori tra di loro. Nello stesso tempo la Fiom-Cgil è impegnata a tutelare e a rappresentare al meglio gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori della Indesit a partire dall'esito del referendum, che è vincolante per tutte le organizzazioni sindacali.

La parola adesso alle lavoratrici e ai lavoratori in tutti gli stabilimenti, da giovedì 5 a lunedì 9 dicembre, sono convocate le assemblee, martedì 10 dicembre 2013 l'ipotesi di accordo sarà sottoposta a referendum."

IL TESTO DELL'ACCORDO: Indesit Company - Ipotesi di accordo MiSE - 3 dicembre 2013

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