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Cucina Jesi

Jesi e le sue tipicità, guida itinerante tra le eccellenze del territorio

Il nostro viaggio virtuale tra ricerca e scoperta della tradizione, continua e fa tappa a Jesi. Queste alcune tra le eccellenze della città leoncella, tra vino, carni e tipicità del luogo

Il nostro viaggio virtuale tra ricerca e scoperta della tradizione, continua e fa tappa a Jesi. Queste alcune tra le eccellenze della città leoncella, tra vino, carni e tipicità del luogo. (www.comune.jesi.an.it)

IL VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI. I Castelli di Jesi sono un insieme di comuni della Vallesina attorno alla storica città di Jesi. Nel Medioevo erano i territori gradualmente conquistati e quindi assoggettati al Contado di Jesi, insignita del titolo di Città Regia dall'imperatore Federico II di Svevia che vi nacque il 26 dicembre del 1194.

Il nome Verdicchio appare per la prima volta in un atto notarile nel 1569. Deriva dall’omonimo vitigno e dall’acino d’uva che anche maturo, quando prende un bel colore giallo paglierino, conserva evidenti riflessi verdolini. 
L’area di produzione (24 comuni) comprende soprattutto le colline al centro della provincia di Ancona e, in minima parte, circoscritti territori della provincia di Macerata. 
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi si ottiene dalle uve del vitigno Verdicchio, varietà autoctona. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca autorizzati, fino ad un massimo del 15%. 
Il sapore è asciutto, fine, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.

MIELE. La Nostra Regione conserva  un'antica tradizione di apicoltura con una diffusione capillare su tutto il territorio. Il particolare paesaggio di Jesi e dei suoi Castelli, intervallato da calanchi, ripe, fossi e corsi d'acqua permette molteplici coltivazioni foraggere (erbe medica, lupinella, ecc.) o da seme (girasole, coriandolo, ecc.) circoscritte da arbusti e siepi selvatiche ricchissime di fioriture e generose di nettare e polline.

CARNE E SALUMI Nel territorio jesino, alcune fattorie allevano allo stato brado bovini di razza Marchigiana, Chianina e Romagnola, e producono una carne la cui qualità è garantita dal marchio IGP “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”.

Inoltre, nella cultura contadina e mezzadrile delle Marche nonché in quella gastronomica, il maiale ha sempre avuto un ruolo di primo piano. Ancora oggi, diverse macellerie e salumerie perpetuano la tradizione e propongono prodotti fatti con estrema cura, come ad esempio: il ciauscolo, salume morbido da spalmare; la coppa di testa, insaccato cotto ottenuto con carne di maiale (magro di testa, lingue e cotenne); una delle più antiche specialità tipiche delle valli marchigiane, le salsicce fresche, stagionate o di fegato.

LONZINO DI FICO.  Della lonza questa preparazione ha solo la forma. Nasce nelle campagne della Vallesina al fine di non perdere la grande quantità di fichi che maturavano tutti nello stesso periodo. La lonza o lonzino di fico è una leccornia dalla caratteristica forma cilindrica che si presenta avvolta da foglie di fico legate con fili proprio come un insaccato. L’ingrediente principale è costituito dai fichi essiccati che vengono aromatizzati con mistrà, rum, o con la tradizionale sapa. Il tutto viene poi macinato aggiungendo noci e mandorle triturate a parte.

Il lonzino di fico si prepara ad ottobre ma si può reperire tutto l’anno. Si degusta tagliato a fettine non troppo sottili. È ottimo abbinato a un formaggio non molle, di media stagionatura e a un calice di vino passito. Il lonzino di fico è uno dei sei presidi marchigiani dello Slow Food.

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