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Cronaca

Ad 85 anni parte per volontariato in India: «Laggiù ho 24 figli»

La donna dal 2012 si reca ogni anno e per dieci giorni a Thalarkulam, stato del Tamil Nadu. Questa la sua storia

«In India ho praticamente ventiquattro figli, la speranza è di poterli vedere diventare grandi». Corporatura minuta, capelli corti e ordinati, vitalità che sprizza da tutti i pori di una pelle segnata da lavoro e sofferenze. Vitaliana Bolognini è una donna anconetana come tante. E’ rimasta sola e in pochi la immaginano su un volo con tre scali destinazione India del sud, a fare volontariato in un orfanotrofio. Quanti anni ha? «Tanti» dice sorridendo, prima di pronunciare il numero a cui è difficile credere. «Ottantacinque».

Dal 2012 si reca ogni anno e per dieci giorni a Thalarkulam, stato del Tamil Nadu. Parte con una comitiva di Ancona e Provincia, guidata dal sacerdote cattolico Mariadas Alex Ravindran. Per il gruppo, semplicemente don Alex. Dieci ore di volo complessive di viaggio. Altrettante per il ritorno. Obiettivo, accudire per poco più di una settimana i ventiquattro ospiti di un orfanotrofio maschile (inaugurato quest'anno quello femminile), fondati dallo stesso don Alex nel 2008. «Mi sto già preparando ad andare là anche il prossimo anno». “Lalla” ha anche adottato uno di quei ragazzi, Sridaran, oggi 18enne. «Quando l’ho visto per la prima volta ho notato che gli piaceva dipingere e giocare a scacchi, proprio come il mio Fabrizio». Fabrizio era l’unico figlio di Lalla. Una malattia fulminante glie lo ha strappato, appena trentenne, 33 anni fa. Da quando è morto anche il marito, imprenditore, la donna è rimasta sola e la sua vita si è aperta ancora di più al prossimo. «La prima volta che sono andata in India eravamo in quattro, quest’anno eravamo in dodici». La quotidianità laggiù è «accudire i bambini, tutti tra i quattro e i sedici anni- spiega Vitaliana- quest’anno li abbiamo anche portati al mare, i più piccoli non l’avevano mai visto. La loro faccia? Roba da non credere! Pensate che bevevano l’acqua dell’oceano».

Una realtà comunque non facile. Non solo per il clima poco ospitale, ma anche per le storie con cui il gruppo viene a contatto. Come quella della saltimbanca «che ha lasciato il figlio di quattro anni per strada non potendolo più portare con sé» racconta Vitaliana. “Lalla” ne ha vista tanta di India. Dal Taj Mahal alle cascate del Kerala. Ha visto gli elefanti, la tomba di Madre Teresa e «il punto in cui si incontrano i tre mari». A colpirla è stato lo stacco netto tra ricchezza e povertà. Dalle case dei ricchi «con le sale eleganti dove dovevi toglierti le scarpe tra donne piene di gioielli» alle capanne del Tamil Nadu, dove la gente «dorme sotto 40 gradi dentro capanne fatte con quattro tavole ricoperte da canne». Eppure la valigia è già pronta. Il conto alla rovescia è già partito, «perché nonostante l’età per me l’India ormai è casa mia, è come se andassi a Piazza Roma».

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