
Una vittima della setta macrobiotica
Succube di un fidanzato che la voleva magra, la storia di una vittima della setta macrobiotica
La donna racconta di aver conosciuto quella realtà nel 1997 quando si erano già avvicinati al mondo di Pianesi il fratello, che aveva lasciato il lavoro per dedicarsi all’opera nel punto macrobiotico
La donna raccontò agli inquirenti di aver conosciuto quella realtà nel 1997, quando si erano già avvicinati al mondo di Pianesi il fratello, che aveva lasciato il lavoro per dedicarsi all’opera nel punto macrobiotico dopo essere stato convinto a seguire i principi Pianesiani fino a rinunciare anche alle cure della sua malattia: l’AIDS. Un mondo in cui entrò anche la madre dopo aver dimostrato approvazione per il nuovo stile di vita di un figlio ritrovato dopo anni di eccessi. Alla fine anche la donna, prima vera vittima della setta, si fece convincere da discorsi molto persuasivi di vari adepti che la invitavano continuamente ad affidarsi a loro perché il malato, in quanto tale, non sarebbe stato in grado di prendere le giuste decisioni. La decisione di cambiare radicalmente le proprie abitudini alimentari con la dieta ideata proprio da Pianesi che, nei primi step prevedeva cereali, verdure, legumi con il divieto assoluto dell’acqua. Fino all’estremo di un regime alimentare che consisteva nell’assumere a colazione, pranzo e cena crema di riso e thè bancha.
Eppure i valori di emoglobina della denunciante continuavano a crollare insieme al suo peso. “Mi convinsero che i risultati degli esami clinici non erano attendibili perché si riferivano a persone con una alimentazione chimica e che non valevano per il popolo macrobiotico che aveva una alimentazione sana, che la classe medica del tempo aveva modificato i parametri di limite e massimo per i continui adeguamenti agli eccessi sregolatezze alimentari delle persone”. Ma il prospetto di una guarigione dai suoi problemi era troppo importante per lei, convinta che nel giro di pochi mesi della dieta macrobiotica avrebbe potuto superare quella fase di assestamento. Così non fu e le sue condizioni peggioravano. Dopo aver fatto parte per 10 anni dell’associazione, la donna ha preso coscienza che non tutto era avvenuto per colpa sua, che, stando alla sua denuncia, era stata plagiata a seguito di ripetute manipolazioni e tentativi di isolamento dei seguaci di Pianesi. Inconsapevolmente era entrata a far parte di una ragnatela con tutte le caratteristiche della setta “finalizzata all’arricchimento economico personale di Mario Pianesi, che ha determinato in lui un delirio di onnipotenza nel poter disporre totalmente della vita altrui a suo piacimento”. Già, perché la setta sgominata dalla Squadra Mobile di Ancona e Forlì ha anche ricostruito tutti i meccanismi di profitto di un’associazione che, sulla carta, sarebbe dovuta essere senza scopo di lucro. Invece avrebbe fatto affari non solo con una ristorazione basata su una manovalanza ciecamente dedita alla causa senza prendere un euro, ma anche tramite il pagamento dei corsi per diventare capocentro o capozona del gruppo, fino alle donazioni di chi si è indebitato per migliaia di euro o ,addirittura, ha perso la casa e il lavoro.