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Cronaca Castelfidardo

Prof a processo per violenza sessuale e maltrattamenti: «Colpa delle aule strette»

Il 60enne è accusato da tre studentesse ma lui rinnega ogni accusa. Due ragazze si sono costituite parte civile

«I maltrattamenti non ci sono mai stati. Ogni tanto per riportarla all’attenzione la tiravo per un braccio o alzavo un po’ la voce perché si distraeva spesso. Era come se si assentasse per finire in un mondo tutto suo. Gli approcci sessuali non ci sono mai stati. Le aule sono molto strette e sarà capitato di urtarsi per sbaglio. Se le ho toccato il sedere l’ho fatto inavvertitamente». Si difende così l’insegnante di sostegno 60enne accusato di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti nei confronti di 3 studentesse minorenni. I fatti risalgono a due anni differenti, il 2016 e il 2018 alla scuola Paolo Soprani di Castelfidardo. Ieri l’insegnante era a processo davanti al collegio penale presieduto dal giudice Francesca Grassi e ha risposto alle domande cercando di chiarire i fatti contestati.

Prima il professore, difeso dall’avvocato Gianni Marasca e Susanna Randazzo, ha riferito davanti ai giudici dei maltrattamenti. Secondo l’accusa avrebbe preso per i capelli una sua studentessa, schiaffeggiandola e ferendola. Lui rinnega ogni accusa: «Non è vero - dice in aula - la richiamavo all’ordine per farla tornare presente a se stessa. Io svolgevo il mio lavoro con piacere, certe volte capitava che mi fermassi anche un’ora in più, non mi importava anche se non ero retribuito. L’ho aiutata anche ad integrarsi in classe visto che spesso la isolavano e non le rivolgevano la parola gli altri ragazzi». Altre due alunne, invece, accusano il docente di palpeggiamenti intimi. «Non era raro vedere assembramenti in classe durante la ricreazione - ha spiegato il prof - anche se erano vietati. Le stanze sono anguste e urtarsi è normale. La mia accusa è ingiusta, io non ho fatto niente». Due studentesse si sono costituite parte civile, una con l’avvocato Massimiliano Russo e l’altra con l’avvocato Saverio Catanzarini. L’8 luglio ci sarà la discussione e poi la sentenza.

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